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“Serve una moratoria globale sulla geoingegneria”: l’appello di 12 leader globali del clima

Raffreddare artificialmente il Pianeta: tutti i rischi della geoingegneria secondo l’Onu
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Tra le firme del rapporto anche Laurence Tubiana, l’architetto del Paris Agreement

(Rinnovabili.it) – Ci stiamo pericolosamente avvicinando a sforare la soglia di 1,5 gradi. Il 2023 ha il 50% di probabilità di superare il limite più ambizioso dell’Accordo di Parigi per la prima volta, e le previsioni dicono che questo succederà per alcuni anni di seguito già attorno al 2030. Ma per potenziare l’azione contro la crisi climatica non bisogna puntare su soluzioni come la geoingegneria. Anzi, serve una moratoria globale sulle pratiche che modificano la quantità di radiazione solare in arrivo sulla Terra (solar radiation management, SRM).

Ad affermarlo è la Climate Overshoot Commission, un gruppo di leader globali indipendenti tra cui l’ex numero 1 dell’Organizzazione mondiale del commercio Pascal Lamy, politici come l’ex presidente di Kiribati Anote Tong o l’ex ministra degli Esteri pakistana Hina Rabanni Khar, esperti e tecnici di altissimo profilo come Laurence Tubiana, l’architetto del Paris Agreement.

Cosa dice il rapporto della Climate Overshoot Commission

Nell’atteso rapporto, pubblicato oggi, la Commissione fa il punto sulle priorità per tenere la temperatura globale sotto soglia 1,5 gradi. Al primo posto finisce la riduzione delle emissioni, che non può avvenire senza un “phase out delle fossili ambizioso e ordinato”, che tenga conto delle differenti condizioni degli stati. Il capitolo adattamento viene immediatamente dopo e si deve incardinare su una finanza climatica non disfunzionale. A cui accompagnare dei sistemi in grado di anticipare i possibili impatti della crisi climatica a livello nazionale e internazionale e di far scattare le contromisure necessarie.

Cautela sulla geoingegneria e ok a CDR

Sul lato delle soluzioni tecnologiche, invece, la Commissione sceglie la via della prudenza. Rispetto alle anticipazioni dei mesi scorsi, dalle quali emergeva la possibilità che il rapporto appoggiasse in modo quasi incondizionato le “techno fix”, il parere degli esperti è molto più sfumato. Da un lato arriva l’ok alle tecnologie per la rimozione diretta della CO2 dall’aria (CDR). Dall’altro l’avvertimento a mettere in pausa la geoingegneria e, al tempo stesso, aumentare la ricerca scientifica in proposito.

“I paesi dovrebbero adottare una moratoria sulla diffusione della modificazione della radiazione solare e sugli esperimenti all’aperto su larga scala che comporterebbero il rischio di significativi danni transfrontalieri, espandendo al contempo la ricerca e perseguendo dialoghi sulla governance internazionale”, si legge nel rapporto.

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