I dati di Ember sull’abbandono graduale del carbone: eolico e solare sono responsabili dell’87% del calo. In Italia la flessione è del 72%. Unico paese in controtendenza è la Turchia
La generazione elettrica da carbone è passata da 3.854 a 1.865 TWh
I paesi Ocse hanno dimezzato la generazione elettrica da carbone. Rispetto al picco del 2007, l’anno scorso il calo ha raggiunto il -52%, passando da 3.854 a 1.865 TWh. La quota nel mix elettrico è stata rimpiazzata soprattutto con fonti rinnovabili, principalmente eolico e fotovoltaico, che hanno totalizzato un aumento di 1.723 TWh nello stesso periodo. Sole e vento sono responsabili, da soli, dell’87% della flessione della fonte fossile più inquinante.
Sono i numeri messi in fila dal think tank Ember in occasione di una pietra miliare per la transizione energetica: il 30 settembre, la Gran Bretagna ha spento la sua ultima centrale a carbone. Con lo stop all’impianto di Ratcliffe-on-Soar, Londra ha chiuso un capitolo lungo 140 anni ed è diventata il 1° paese del G7 a dire addio del tutto al carbone.
Il traguardo tagliato dagli inglesi è già in vista per quasi tutti gli altri 24 paesi Ocse che si affidano ancora a questa fonte. Il picco di generazione elettrica da carbone risale al 2007. Allora, la quota di questa fonte nel loro mix elettrico era il 36%, mentre nel 2023 è scesa al 17%. Tra i 24 paesi Ocse citati, sono 19 quelli che in questi 17 anni hanno registrato un calo del carbone di almeno il 30%. L’Italia totalizza -72%. L’unico paese in controtendenza è la Turchia.
In prospettiva, la velocità dell’abbandono graduale del carbone è sufficiente per centrare gli obiettivi fissati per l’addio finale. Oltre ai 14 paesi Ocse che hanno già rinunciato al carbone, altri 13 hanno fissato come orizzonte il 2030, allineandosi così a quanto necessario per rispettare l’Accordo di Parigi.
E gli altri? “La maggior parte dei paesi ha buoni piani per espandere l’energia eolica e solare, il che significa che l’energia a carbone continuerà a crollare in questo decennio, anche negli 11 paesi che non si sono esplicitamente impegnati a eliminarla gradualmente entro il 2030”, nota il rapporto di Ember.