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La Norvegia è tentata di costruire un nuovo gasdotto nell’Artico

Infrastrutture fossili: nel mondo in costruzione 24mila km di nuove pipeline
Photo by Helio Dilolwa on Unsplash

L’aumento dell’export verso l’Ue tra i fattori che rendono appetibile un nuovo gasdotto nell’Artico

(Rinnovabili.it) – La Norvegia potrebbe costruire un nuovo gasdotto nell’Artico per aumentare la capacità di export. Una possibilità che era stata scartata soltanto nel 2021 perché non conveniente. Ma adesso la situazione è cambiata per via della guerra in Ucraina e dell’enorme dipendenza dell’Europa dagli idrocarburi del paese scandinavo, diventato il primo fornitore man mano che il Cremlino ha chiuso i rubinetti.

“La maggiore attenzione alla sicurezza degli approvvigionamenti e alle forniture di gas norvegese all’Europa, alla luce della situazione energetica, rafforza la necessità del gas norvegese come parte del mix energetico per il futuro”, ha dichiarato ieri Gassco, l’operatore che vuole riaprire il dossier.

Gassco vuole un nuovo gasdotto nell’Artico

Di cosa si tratta? Il nuovo gasdotto nell’Artico verrebbe costruito nel mar di Barents, estremo nord del paese, da cui prende il nome il progetto: Barents Sea Pipeline (BSP). Un tubo sottomarino di quasi 200 km che dovrebbe collegare i giacimenti di Snøhvit e Albatross con l’impianto per export di gas naturale liquefatto di Melkøya, sulla terraferma vicino alla città di Hammerfest.

Al momento, Melkøya è a capacità e, secondo le previsioni dell’operatore, continuerà a lavorare a pieno regime fino al 2040. Ad oggi l’export via Gnl è l’unica possibilità e diverse aziende energetiche hanno rinunciato negli anni a sviluppare nuovi giacimenti nell’area proprio per le scarse possibilità di esportare gli idrocarburi estratti. Costruire un nuovo gasdotto nell’Artico risveglierebbe questi interessi, vista anche la sete di gas dell’Europa e le ristrettezze dei mercati.

Il progetto, dal costo stimato di 1,9-5,4 mld $, è stato proposto per la prima volta nel 2011 e poi non se ne è più saputo nulla per circa 10 anni. Due anni fa, era il 2021, Gassco e Equinor (che controlla l’impianto di Hammerfest) hanno accantonato il dossier. La pipeline non era l’unica soluzione considerata per potenziare l’export. Si era valutato anche il potenziamento del sito di Melkøya e la conversione del gas in ammoniaca con recupero di CO2.

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