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L’UE conferma il gasdotto EastMed tra i progetti energetici di interesse comune

Tra interconnessioni elettriche, corridoi per l’idrogeno e elettrolizzatori resiste ancora un progetto fossile di grandi dimensioni come l’EastMed. La pipeline dovrebbe collegare i giacimenti del Mediterraneo orientale all’Europa continentale. Collegandosi poi al Poseidon che tocca terra a Otranto

Gasdotto EastMed: resta nella lista UE dei Progetti di Interesse Comune
Foto di Helio Dilolwa su Unsplash

Il gasdotto EastMed sarebbe lungo 1900 km e porterebbe in UE 10 mld m3 di gas

(Rinnovabili.it) – Tra i 166 progetti inseriti nella lista aggiornata ieri dei PCI, i Projects of Common Interest, Bruxelles ha mantenuto il gasdotto EastMed, la controversa pipeline che dovrebbe portare il gas dei giacimenti del Mediterraneo orientale fino all’Europa continentale passando per la Grecia e l’isola di Creta.

La nuova lista dei PCI comprende 85 progetti legati all’elettricità, di cui 12 relativi allo stoccaggio, oltre a 5 progetti di reti intelligenti e 12 progetti di infrastrutture offshore. Per la prima volta sono inclusi anche i progetti relativi all’idrogeno e agli elettrolizzatori, ben 65. L’elenco comprende anche 14 progetti di trasporto di CO2 per creare un mercato per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

Tra i progetti che riguardano direttamente l’Italia si contano l’interconnessione elettrica tra la penisola, Sardegna e Corsica (SACOI 3); la dorsale italiana dell’idrogeno che si inserisce nel più ampio corridoio dell’idrogeno tra Italia, Germania e Austria; il progetto Callisto, che prevede lo sviluppo di hub multimodali per lo stoccaggio di CO2 di Francia e Italia nel Mediterraneo; e il gasdotto che collegherà Malta alla rete del gas europea tramite Gela.

Confermato il gasdotto EastMed

E grazie a una deroga prevista dall’articolo 24 del regolamento sui PCI, si salva un grande progetto fossile come quello del gasdotto EastMed. Presente sulla lista fin dalla sua istituzione nel 2013, poi finito al centro di forti polemiche per la fattibilità e la convenienza economica (i costi previsti ammontano a 6 mld euro), i rischi geopolitici connessi all’instabilità nell’area in cui si trovano i giacimenti (l’invasione israeliana di Gaza lo a ricordato una volta di più), e la contraddizione tra l’aumentare le forniture di gas all’UE per decenni (previsti 10 mld m3 di gas l’anno) e gli obiettivi della transizione energetica del continente.

A salvarlo, provvisoriamente, ci ha pensato il piano RePowerEU, preparato da Bruxelles nel 2022 per rispondere alla crisi energetica aggravata dalla guerra in Ucraina e dallo stop alle forniture di gas dalla Russia, con l’UE che si è data da fare per assicurarsi maggiore diversificazione nelle importazioni. La conferma del gasdotto EastMed tra i PCI europei è un tassello ulteriore, che permetterebbe di accedere a procedure semplificate nelle autorizzazioni e a finanziamenti addizionali. Ma manca ancora la decisione finale d’investimento da parte del consorzio costruttore.