Il gasdotto EastMed non dovrebbe essere pronto prima del 2028
(Rinnovabili.it) – Osteggiato dalla Turchia, ma inserito dall’UE nella lista dei progetti di interesse comune. Criticato in Europa perché anacronistico e dannoso nell’ottica della transizione energetica. Poi scaricato anche dagli americani e infine scavalcato dall’accordo sul GNL tra Europa, Israele ed Egitto del 16 giugno. Ma anche se moribondo, il gasdotto EastMed continua a dare segnali di vita.
Il 6 luglio il consorzio IGI-Poseidon – una joint venture tra l’italiana Edison e la greca Depa – ha lanciato le prime due gare d’appalto per costruire l’infrastruttura gasiera. Se completata, la pipeline di 2000 km porterà 10 mld di m3 l’anno di gas del Mediterraneo orientale (Israele e Cipro) fino in Puglia e quindi nel resto d’Europa, passando da Creta e dalla Grecia continentale.
Il primo appalto vale poco più di 1 miliardo (sui 6 miliardi complessivi stimati per l’intero gasdotto EastMed) e riguarda la posa di 555 km di pipeline su terra, nel tratto della Grecia continentale che attraversa il Peloponneso meridionale, l’Acaia e la Tesprozia al confine con l’Albania. A questa gara potrebbero partecipare, secondo indiscrezioni, le italiane Bonatti e Sicim e la francese Spiecapag. Il secondo appalto (250 milioni circa) riguarda le stazioni di compressione, di riduzione della pressione e di misurazione, nonché un centro operativo, di manutenzione e di dispacciamento da realizzare tra Grecia e Cipro.
La guerra in Ucraina resuscita il gasdotto EastMed
Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, in Europa le quotazioni del gasdotto EastMed sono tornate a salire. Chi è a favore vede nella pipeline un modo per aiutare l’UE a tagliare la dipendenza dal gas di Mosca e, in prospettiva, per mettere i primi mattoni di un’economia dell’idrogeno che colleghi le due sponde del Mediterraneo. Per essere ammesso nella lista PCI dell’UE, infatti, l’EastMed dovrà essere hydrogen-ready.
Argomenti che fanno alzare più di un sopracciglio. Come tutte le opere infrastrutturali di questo tipo, i lavori dureranno anni: il gas del Mediterraneo orientale non potrà arrivare via pipeline prima del 2028 se tutto va bene, quindi è inutile per emancipare il mix energetico UE dal Cremlino nel breve termine. C’è poi da considerare il calo della domanda europea di gas, che dovrebbe rendere ridondante un’opera come questa: nel 2030 le stime dell’UE dicono -40% rispetto ai volumi del 2021. Inoltre, il payback period si aggirerebbe sui 15-20 anni. Risultato: nel 2030, visto il calo della domanda, non dovremo più compensare il gas fornito oggi dalla Russia, ma per essere redditizio il gasdotto EastMed deve continuare a pompare gas verso l’Europa almeno fino al 2043-48.