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Gazprom potrebbe azzerare il flusso di gas russo verso l’Italia

Stop al gas russo: farebbe perdere all’Ue il 2,5% di Pil nel 2022
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Dal 15 giugno il gas russo verso l’Italia è il 15% in meno

(Rinnovabili.it) – La “limitata riduzione delle forniture di gas” russo verso l’Italia potrebbe non essere temporanea. Il calo dei flussi verso il Belpaese del 15% comunicato ieri da Gazprom continua anche oggi. Ma se ieri la compagnia russa non aveva fornito alcuna spiegazione, oggi fa sapere che si tratta di un problema tecnico.

“A fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni superiore di circa il 44% rispetto a quella avanzata ieri (incremento dovuto al recupero delle quantità non ricevute e alle normali dinamiche commerciali), Gazprom ha comunicato che sarà consegnato solo il 65% delle forniture richieste: le quantità consegnate saranno quindi di poco superiori rispetto a ieri e si attesteranno ad un livello assoluto di circa 32 milioni di metri cubi/giorno”, fa sapere la compagnia del cane a sei zampe.

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La ragione del minor flusso di gas russo verso l’Italia, spiega Eni riprendendo la motivazione comunicata ufficialmente da Gazprom, “dipende dai problemi alla centrale di Portovaya, secondo quanto pubblicato dal gruppo russo, che alimenta il gasdotto Nord Stream attraverso il quale Gazprom trasporta una parte dei volumi destinati ad Eni” attraverso il mar Baltico.

L’ammanco che ha colpito la Germania (da ieri, -60% delle forniture di gas) sarebbe quindi legato a doppio filo alla riduzione dei flussi che sta interessando lo stivale. Per il colosso russo del gas, si tratta di meri problemi tecnici. Un ritardo nell’invio dei pezzi di ricambio necessari per la manutenzione a Portovaya (provenienti dal Canada) obbligherebbe Gazprom a diminuire la quantità di gas attraverso la pipeline. E in caso di ritardo prolungato, la compagnia fa sapere che potrebbe interrompere del tutto la fornitura. L’ente regolatore tedesco, però, ha definito “tecnicamente infondate” queste spiegazioni.

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La riduzione arriva proprio nei giorni in cui il cancelliere tedesco Scholz e il premier italiano Draghi sono in visita in Ucraina insieme al presidente francese Macron, oltre che in una fase decisiva per il riempimento degli stoccaggi UE in vista del prossimo inverno. Una coincidenza che, a Berlino, non convince nessuno. Il governo tedesco non ha esitato, già ieri, ad accusare la Russia di usare il gas come arma in ritorsione all’appoggio europeo all’Ucraina.

Intanto la prospettiva di nuove difficoltà nell’approvvigionamento di gas russo per due grandi paesi europei come Italia e Germania ha fatto già impazzire i mercati. Il prezzo del MWh al TTF, il punto di scambio virtuale per il gas naturale nei Paesi Bassi (su cui è indicizzato il 70-80% dei contratti sul mercato italiano) è schizzato oggi a 146 euro, un balzo del 75% rispetto a tre giorni fa.

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