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Se punta sul gas fossile, l’Africa rischia grosso

Un rapporto di Carbon Tracker Initiative spiega perché lo specchietto di entrate copiose nel breve termine lascerà i paesi africani che svilupperanno nuovi siti estrattivi con stranded asset e poche altre opzioni valide a disposizione già nel medio termine. La domanda globale di fossili infatti calerà del 50% già a metà anni ‘40

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Molti paesi africani vogliono sfruttare nuovi giacimenti di gas fossile

(Rinnovabili.it) – Alla COP27 in corso in Egitto, i paesi africani hanno rivendicato a gran voce il diritto di sfruttare le loro riserve di gas fossile aumentando il numero di giacimenti in produzione. Affidandosi così a una fonte fossile per impostare la loro transizione energetica. Ma questa mossa è una scommessa rischiosa. Già a medio termine la domanda di fossili, incluso il gas, calerà. La crescita economica assicurata dalla rendita degli idrocarburi nei prossimi anni resterà quindi zoppa, fino a incepparsi del tutto. Fra stranded asset e poche altre opzioni valide a disposizione, il futuro dei paesi africani rischia di essere all’insegna delle occasioni mancate.

Lo sostiene un rapporto di Carbon Tracker Initiative dove l’ong spiega, dati alla mano, perché puntare adesso sull’energia dal sole invece che sul gas fossile sarebbe una scommessa ben più proficua nel lungo termine. “La visione dell’Africa di espandere la produzione di gas naturale la lascerà finanziariamente incagliata”, si legge nel rapporto di 32 pagine. “È stato chiaramente dimostrato l’impegno del Nord globale a ridurre la propria domanda di gas naturale. I futuri ricavi delle esportazioni di gas (derivanti dalle forniture al Nord globale) diminuiranno di oltre il 50% entro il 2040 e il mercato del gas si troverà di fronte a prezzi record a causa della futura bassa domanda”.

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Al calo della domanda, molti paesi africani sono particolarmente esposti perché si devono affidare a compagnie fossili internazionali (in assenza di un’azienda nazionale degli idrocarburi). Che si dilegueranno o ridurranno gli investimenti appena l’aria cambierà. Anche se oggi la crisi energetica e l’impatto della guerra in Ucraina stanno portando a un aumento della domanda mondiale di gas – con il gas russo fuori gioco per l’Occidente – è solo una situazione temporanea. Anzi, il conflitto in Europa sta accelerando la transizione all’energia pulita invece di rallentarla, avverte Carbon tracker Initiative.

L’elettricità sarà la spina dorsale del futuro economico dell’Africa, con il solare in testa. Anche se prima del conflitto in Ucraina l’energia solare era competitiva con il carbone e il gas per la produzione di energia, il conflitto significa che il continente dovrebbe più che mai costruire l’energia solare come mezzo per ridurre la sua dipendenza dal mercato globale delle materie prime e ottenere una fonte di energia interna sicura e conveniente”, continua il rapporto.

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Su questo sfondo, per l’ong i capitali privati dovrebbero essere mobilitati per potenziare la capacità installata di fotovoltaico mentre la politica dovrebbe avere come priorità la creazione dell’infrastruttura necessaria, tenendo conto dei vantaggi della generazione distribuita.