La flessione del settore energetico nell’anno della pandemia ha fatto flettere anche le emissioni dovute al gas flaring. Ma la fotografia non è uniforme. Alcune regioni sono cresciute. In Cina l’incremento è stato addirittura del 35%
Nel 2020 il gas flaring è calato del 5%
(Rinnovabili.it) – Nel 2020 le emissioni globali sono calate dell’8%, trascinate al ribasso soprattutto dai minori consumi energetici. Come per tutti i valori, anche quello del gas flaring ha visto una flessione, stimata intorno al 5%. Ma con notevoli differenze da paese a paese, sottolinea un rapporto della Banca mondiale pubblicato di recente.
Il gas flaring consiste nel bruciare il gas che viene estratto come sottoprodotto del petrolio. La pratica è diffusissima perché il più delle volte alle compagnie costa meno bruciare il gas piuttosto che catturarlo e commercializzarlo. Tuttavia, questo aumenta di molto l’impatto sul clima del settore oil&gas. Le stime della Banca mondiale mettono a 400 mln di t di CO2 il peso del gas flaring ogni anno.
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I monitoraggi effettuati nel 2020 danno in fortissimo aumento il gas flaring cinese. Nel paese asiatico l’impennata è stata addirittura del 35%. E questo nonostante la produzione di idrocarburi del paese sia rimasta inalterata in termini assoluti. La ragione? Secondo la Banca mondiale, l’aumento sarebbe dovuto all’avvio – in fase di test – di diversi nuovi siti estrattivi nel nord-ovest della Cina.
Al contrario, cala del 32% il gas flaring dagli impianti degli Stati Uniti. Visto il peso specifico degli USA, che sono tra i paesi che fanno più affidamento su questa pratica, il solo calo americano conta per il 70% della flessione totale registrata nel 2020. Tra i motivi non c’è solo il crollo della produzione di energia, ma anche la mesa in campo su scala più vasta di tecnologie per il recupero del gas dai siti estrattivi.
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All’interno degli Stati Uniti la situazione resta sfumata. Il calo è generalizzato e riguarda tutte le regioni. Ma sono le 3 aree di maggior produzione di shale a pesare per ben il 90% di tutto il gas flaring degli States nel 2020: il bacino permiano e quello di Eagleford in Texas, e il bacino Bakken in North Dakota.
Gli USA si confermano in cima alla lista dei paesi maggiormente responsabili delle emissioni da gas flaring, insieme a Russia, Iraq, Iran, Algeria, Venezuela e Nigeria. Nel complesso, questi paesi producono il 40% del petrolio mondiale, ma pesano per i due terzi delle emissioni da flaring.