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Vacilla il gas europeo mentre la guerra Russia Ucraina porta i prezzi alle stelle

Secondo gli analisti di Wood Mackenzie, gli stoccaggi europei si trovano oggi in una situazione migliore rispetto all'inizio dell'inverno. Ma l'invasione russa si ripercuote sui mercati facendo schizzare in alto i prezzi di gas e petrolio e rendendo il futuro incerto

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Gli effetti della guerra Russia Ucraina sulle commodity energetiche

(Rinnovabili.it) – La guerra Russia Ucraina colpisce i mercati energetici. A poche ore dall’inizio dell’attacco russo, il prezzo del greggio è schizzato in alto, superando per la prima volta le quotazioni record del 2014. Per la precisione il Brent ha raggiunto i 103,78 dollari al barile, mentre i future del WTI sono balzati a 98,46 dollari al barile. Non se la passa meglio il mercato del gas. Il prezzo del metano sul mercato di Amsterdam, benchmark per l’Europa continentale, è salito fino a 125 euro al MWh.

Una volatilità che rende il panorama energetico, non solo europeo, ancora più incerto. Per gli esperti, l’evoluzione del settore dipenderà in gran parte dalle possibili sanzioni inflitte alla Russia sul fronte dell’energia. Attualmente il Paese, oltre ad essere il più grande fornitore di gas naturale in Europa, è il secondo produttore mondiale di petrolio. E sebbene Mosca venda il suo greggio principalmente alle raffinerie europee, un improvviso gap nella fornitura creerebbe non poche difficolta all’OPEC. Ecco perché alcune nazioni, come il Giappone e l’Australia hanno già fatto sapere d’esser pronti a metter mano alle proprie riserve in caso di flussi ridotti.

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Ma mentre l’OPEC si cautamente fiducioso sul futuro (anche in vista di una possibile rimozione delle sanzioni sulle vendite di petrolio iraniano), la questione si fa più complicata lato gas europeo.

Secondo gli analisti di Wood Mackenzie, oggi l’Europa si trova in una situazione migliore di quella che ha caratterizzato l’inizio dell’inverno. “Il clima mite e l’aumento delle forniture di gas naturale liquefatto (GNL) hanno attenuato l’impatto dei bassi flussi di metano dalle Russia e portato a maggiori volumi in stoccaggio”, spiega Kateryna Filippenko, analista di Wood Mackenzie. “Rispetto i minimi storici all’inizio dell’inverno, i livelli di stoccaggio sono ora rientrati nell’intervallo quinquennale, anche se sui valori inferiori, e sono sulla buona strada per essere in una posizione più confortevole entro la fine di marzo”.

Ma al di là dei prezzi, che con molta probabilità continueranno a tenersi ben sopra i livelli del 2019, la tenuta del mercato appare oggi a rischio. “Se le esportazioni russe verso l’Europa venissero interrotte, le cose potrebbero ovviamente peggiorare molto. Dovrebbe tirare tutte le leve del sistema energetico per mantenere le luci accese – riducendo il consumo di gas e avviando centrali nucleari e a carbone fuori servizio; massimizzando la produzione locale di gas e convincendo gli acquirenti asiatici a utilizzare carbone e liberare GNL”, ha aggiunto Filippenko. “Ma questa sarebbe solo una soluzione temporanea per superare l’estate e lascerebbe l’Europa con volumi di stoccaggio pericolosamente bassi nell’inverno 2022/23 e rischierebbe interruzioni della domanda. I prezzi invernali del prossimo anno potrebbero essere superiori al 2021/22″.