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Gas, la diversificazione degli approvvigionamenti aiuta l’indipendenza energetica?

Per il Ministro Pichetto la dipendenza dall'estero ci rende vulnerabile ma il gas "sarà l'ultima fonte che abbandoneremo"

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(Rinnovabili.it) – Cosa ha imparato l’Italia dall’attuale crisi del gas e dal conseguente caro bollette? Che la strada per uscire dalle difficoltà è investire ancora di più nel gas.

Mentre si guarda con apprensione ai livelli degli stoccaggi nazionali in vista della nuova stagione di riempimento e Terna si prepara ad avviare il Piano di riduzione dei consumi elettrici, il Belpaese prosegue la politica di accordi e intese all’estero per smarcarsi dalle forniture russe. Puntando alla completa recisione della dipendenza da Mosca nel 2024. Ma di dipendenza continuerà a parlarsi dal momento che l’Italia produce meno del 10% del gas che utilizza.

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Semplicemente con lo scoppio della guerra gli investimenti si sono spostati su altri mercati del gas naturale come quello nordafricano, ricercando nuove fonti di approvvigionamento di GNL. Per stessa ammissione del neo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, “la dipendenza dall’estero ci rende vulnerabili ed è un freno allo sviluppo”. Eppure è proprio sulle nuove intese con l’estero, alcune delle quali prevedono ingenti investimenti infrastrutturali a lungo termine, che il governo intende costruire la politica energetica.

Intervenendo alla prima assemblea annuale di Proxigas, l’Associazione Nazionale Industriali Gas, Pichetto ha sottolineato come la filiera del gas abbia assunto un’importanza strategica. “Sarà l’ultima fonte fossile che abbandoneremo, perché è la meno inquinante e perché abbiamo la garanzia dei quantitativi. Deve essere la cintura di sicurezza appaiata alle fonti rinnovabili, che ci permetteranno di raggiungere gli obiettivi più sfidanti che abbiamo di fronte”, ha commentato il numero uno del MASE. 

Come si conciliano dunque questi due aspetti apparentemente così in contrasto?

Per il ministro “la congiuntura che stiamo vivendo ci porta a riflettere sul bisogno assoluto di avere una condizione di sovranità energetica […] allo stesso tempo ci poniamo su un altro ragionamento: la grande opportunità dovuta ad una negatività e il cambiamento del quadro geopolitico ci porta ad avere una centralità nel Mediterraneo che apre a tutta una serie di rapporti di collaborazione e di ricerca di nuove fonti di approvvigionamento”. Con l’obiettivo di rendere la penisola un “hub” energetico per il Mediterraneo. 

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 “Entro il 2023 – ha continuato  Pichetto – dobbiamo riformulare il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, da cui dipende l’azione pratica e normativa. Diventa fondamentale avere un PNIEC discusso, valutato, confrontato e realistico rispetto al percorso che dobbiamo fare”.