L’anno scorso le importazioni dal paese nordafricano sono cresciute di 2,4 miliardi di metri cubi (bcm). Il 40% in meno di quanto aveva annunciato l’allora ministro Cingolani
In teoria, nel 2022 sarebbero dovuti arrivare 4 bcm di gas dall’Algeria
(Rinnovabili.it) – Nuovi accordi sul gas dall’Algeria. È il dossier al centro del viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel paese nordafricano, il primo all’estero dall’insediamento del nuovo governo. Ed è anche il primo tassello che la leader di FdI vuole mettere sia per quel “Piano Mattei” per l’Africa, in cui la partnership energetica è uno dei vettori principali per rafforzare la cooperazione con la sponda sud del Mediterraneo, sia per dare più concretezza al progetto di trasformare l’Italia in un hub energetico di primaria importanza per l’intera Europa (vincolando, en passant, il Belpaese alle fossili per decenni).
Gas dall’Algeria: quanto ne arriva?
Algeri nel 2022 è diventato il primo fornitore dell’Italia con il 34% del totale, scalzando la Russia (scesa al 16, -61%). E gli accordi principali per sostituire il Cremlino, Roma li ha fatti proprio con il vicino nordafricano, a più riprese. 4 miliardi di metri cubi (bcm) di gas subito, entro fine 2022, altri 9 bcm entro il 2023. In realtà, finora questa promessa non è stata rispettata.
Già all’epoca gli osservatori nutrivano dubbi sulla capacità dell’Algeria di onorare sia i contratti esistenti (anche con altri paesi) sia le nuove promesse. E qualcuno sospettava che il gas promesso a Roma fosse tolto a Madrid, complici delle tensioni passeggere tra i due paesi. A conti fatti, chiuso il 2022, i dati rivelano che le importazioni aggiuntive di gas dall’Algeria l’anno scorso sono state solo 2,4 bcm. Il 40% meno di quanto doveva arrivare. Ciò nonostante, l’ad di Eni Claudio Descalzi -in Algeria insieme a Meloni e Bonomi di Confindustria- ha ribadito che nel 2023 le importazioni di gas dall’Algeria cresceranno ancora fino a 28 bcm e che si può confermare la fine della dipendenza dal gas russo per l’inverno 2023-24.
Via pipeline (il gasdotto Transmed, che attraversa anche la Tunisia e approda in Sicilia) sono arrivati in tutto 22,8 bcm contro i 21 del 2021. Un aumento dell’8,5% ma non sufficiente a raggiungere i volumi promessi, visto che l’andamento dell’import di Gnl da Algeri è in debolissima crescita.
Il problema oramai è solo in parte nella capacità di import italiana, e più che altro dal lato della produzione in Algeria. Sul primo punto, il presidente algerino Tebboune ha ribadito, l’ultima volta a dicembre 2022, l’intenzione di potenziare le infrastrutture gasiere con l’Italia fino a 35 bcm l’anno potenziali. Che sarebbero già virtualmente disponibili, almeno come pipeline dopo gli adeguamenti fatti negli ultimi anni. Sul lato della produzione, l’Italia -soprattutto tramite Eni- ha stretto a più riprese accordi con l’Algeria per accelerare la messa in produzione di nuovi giacimenti o per rafforzare la capacità infrastrutturale di pompaggio e trasporto. Ed è questo il tassello mancante per mandare a saturazione il Transmed.