Oggi il gas dall’Algeria è il 28,4% del totale importato da Roma
(Rinnovabili.it) – L’Italia aumenterà le forniture di gas dall’Algeria “nel breve, medio e lungo termine”. Ma non è ancora chiaro quale sarà la quota aggiuntiva che arriverà dal paese maghrebino, che è già oggi il secondo fornitore di gas del Belpaese. La missione ad Algeri del ministro degli Esteri Di Maio, accompagnato dall’ad di Eni Descalzi, sembra aver raggiunto qualche risultato positivo nonostante i pochissimi dettagli resi pubblici finora.
Quanto sarà il gas dall’Algeria per l’Italia?
Da quanto si può ricostruire, più o meno nell’immediato il gas dall’Algeria potrebbe arrivare a 2 miliardi di metri cubi l’anno (bcm/anno) aggiuntivi. Lo ha detto ieri ad Agenzia Nova una fonte di Sonatrach, la compagnia statale degli idrocarburi algerina. “Con l’attuale consumo locale, l’Algeria può esportare un massimo di 2 miliardi di metri cubi aggiuntivi entro le scadenze attuali”, spiegava la fonte. Un inizio, ma ancora lontanissimo dalla garanzia di sicurezza energetica necessaria. Se si blocca il flusso di gas dalla Russia, l’Italia deve trovare in fretta 29 bcm/anno.
Sulla carta i numeri del gas dall’Algeria possono aumentare. Il canale principale per l’import è il gasdotto Transmed che passa per la Tunisia, sbarca a Mazara del Vallo in Sicilia e prosegue lungo l’intera dorsale appenninica fino a Minerbio. La capacità nominale della pipeline raddoppiata nel 1997 batte intorno ai 30 bcm. Sempre sulla carta, al momento Sonatrach esporterebbe verso l’Italia per questa via circa 22 bcm l’anno. Ma i numeri reali delle importazioni, sottolinea sempre Agenzia Nova, sarebbero inferiori: 15-16 miliardi di metri cubi. La forchetta di aumento potenziale delle forniture, quindi, si aggira tra i 15 e gli 8 bcm/anno.
Un’altra possibilità è l’import di GNL via mare. Opzione di cui Di Maio e Sonatrach hanno discusso ieri. Anche qui da lato algerino ci sarebbero decisamente i margini per potenziare le esportazioni di gas visto che i due terminal di liquefazione, a Orano e Skikda, lavorano al 60% della capacità. Ma resta sempre il collo di bottiglia della ridotta capacità di rigassificazione italiana, che oggi può contare solo sugli impianti di Panigaglia (3,5 bcm), Rovigo (8 bcm) e Livorno (3,75 bcm). Capacità che il governo pensa di espandere: Draghi ha chiesto “una riflessione” durante il suo intervento in parlamento venerdì scorso sull’invasione russa dell’Ucraina, Cingolani ha ipotizzato di puntare su terminal galleggianti.
Il nodo dei contratti
Se finora di numeri ufficiali se ne son visti pochi, probabilmente è perché la visita di Di Maio in Algeria non ha sciolto tutti i nodi. Sul tavolo il paese nordafricano ha messo la questione dei contratti. L’Italia vuole pagare il gas dall’Algeria alle stesse condizioni contrattuali oggi in vigore. L’Algeria vuole rinegoziare tutto visto che nel frattempo il prezzo del gas è salito alle stelle. Per oliare l’accordo, intanto, Eni garantirà a Sonatrach un impegno per “rafforzare la capacità di estrazione”.
Chi ha assistito alla trattativa di ieri ad Algeri ritiene che la soluzione sarà un compromesso amichevole di cui si intravedono già i contorni. Una parte dei 2 bcm sarà fornita senza cambiare i contratti, una parte verrà importata siglando contratti spot, quindi ai prezzi correnti.
Attualmente sono 3 le compagnie italiane con contratti in essere per il gas dall’Algeria. Tutti sono stati rinnovati nel 2019. L’Eni prevede di importare 9-10 bcm l’anno fino al 2027 con un’opzione per prolungare fino al 2029. Enel ha siglato un accordo ben più limitato del precedente: 3 bcm al posto dei precedenti 7, fino al 2028 con opzione per allungare al 2030. Edison importerà 1 bcm/anno fino al 2027, anche in questo caso una quantità dimezzata rispetto agli accordi precedenti.
Un trend, quello di diminuire le importazioni di gas dall’Algeria, che continuava da qualche anno e che adesso potrebbe tornare, e forse superare, i massimi storici del 2010. In quell’anno, Algeri aveva esportato verso l’Italia 26 miliardi di metri cubi di gas ed era diventato il primo fornitore italiano. Poi le incertezze legate alla stagione delle primavere arabe avevano convinto Roma ad affidarsi di più alla Russia. (lm)