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L’Italia rilancia sul gas dall’Algeria: arriveranno subito 4 mld di m3 in più

Gas dall’Algeria: accordo per 4 mld di m3 in più già nel 2022
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Con i nuovi volumi di gas dall’Algeria, il paese nordafricano è il 1° fornitore di Roma

(Rinnovabili.it) – Quattro miliardi di metri cubi di gas dall’Algeria in più rispetto a quanto già concordato. Un accordo tra Algeri, Eni, Total e Occidental da 4 mld di euro per espandere le operazioni nel giacimento di Berkine. E altri accordi minori su idrogeno verde, solare, eolico e geotermia. Sono i dossier energetici al centro dell’incontro di alto livello tra Italia e Algeria che si è tenuto ieri nel paese maghrebino. Grazie ai quali il maggiore produttore di gas del continente africano (10° a livello globale) diventerà presto il primo fornitore del Belpaese, scalzando la Russia.

Ancora più gas dall’Algeria

In primavera l’Italia aveva guardato subito alla sponda sud del Mediterraneo per iniziare l’addio al gas russo. Il primo accordo siglato dal governo era proprio con Algeri. Prevedeva un aumento delle forniture di circa 3 miliardi di metri cubi (bcm) rispetto ai 21 bcm annui di base entro l’autunno, che sarebbero poi diventati 9 bcm negli anni successivi. Di questo ammontare, 6 bcm sarebbero passati dal gasdotto TransMed (via Tunisia con approdo a Mazara del Vallo) e 3 bcm via Gnl. In questo modo, l’Algeria avrebbe fornito in tutto 30 bcm all’Italia, più dei 29 bcm che arrivavano da Mosca prima dell’invasione dell’Ucraina.

L’annuncio di ieri resta in questo quadro ma anticipa le forniture. I 4 bcm in più sono “una accelerazione rispetto a quanto previsto” dagli accordi e “anticipa forniture ancora più cospicue nei prossimi anni”, ha spiegato il premier Mario Draghi in conferenza stampa. Nel 2022 i volumi di gas dall’Algeria sono già superiori a quelli importati gli anni scorsi, del 113% (13,9 bcm).

Cosa non sappiamo dell’accordo

Al netto della retorica sulla rinnovata intesa con Algeri, che domina tutti i comunicati ufficiali, restano almeno due punti non chiari nell’accordo. Quanto paghiamo il gas dall’Algeria? Lo stiamo togliendo a qualcun altro?

Sul primo aspetto, in pubblico non trapela nessuna informazione. Eppure è dirimente. Finora, i contratti con cui importiamo il gas dall’Algeria erano indicizzati al petrolio (Brent), non al gas. Ma l’Algeria, già ad aprile, aveva fatto sapere di voler rivedere i termini. Almeno per le nuove forniture. E lasciare il greggio per il metro ben più conveniente della borsa di Amsterdam, la Title Transfer Facility (Ttf) cioè il punto di scambio virtuale per il gas naturale nei Paesi Bassi. I cui prezzi, causa crisi energetica, sono cresciuti di 8 volte in 1 anno. A complicare la faccenda c’è poi il doppio canale di fornitura (Gnl/TransMed), che ha tariffe differenziate.

In ogni caso, il silenzio sia a Roma che ad Algeri è comprensibile: rivelare i termini dell’accordo renderebbe più complicato negoziare con altri fornitori, dall’Azerbaijan all’Egitto, dall’Angola al Mozambico. Tutti paesi con cui l’Italia ha intese per forniture aggiuntive.

C’è poi il tema dei volumi disponibili. L’Algeria ci darà 4 bcm in più, ma si tratta di volumi ricavati da un aumento della produzione? Difficile: il tema dell’aumento della produzione è al centro del negoziato con l’Italia ed era già stato sollevato da Algeri in primavera. Ma non sarà realtà molto presto. Si affaccia allora l’ipotesi che sia un gioco delle tre carte. E in questo caso, chi ci sta rimettendo? Anche su questo punto non ci sono informazioni chiare, ma il sospetto è che Roma abbia tirato la coperta dalla sua parte, togliendola a Madrid. E non solo.

Per un bisticcio sul Sahara Occidentale tra le due capitali, l’Algeria ha chiuso uno dei due gasdotti con cui rifornisce la Spagna. Dimezzando, di fatto, i volumi forniti. Ma nei primi 6 mesi del 2022, le forniture di gas dall’Algeria all’Europa (Italia e Spagna, ma anche Francia e Grecia) sono calate nel complesso del 20%.

Si tratta di un calo strutturale? O di una strategia attendista di Algeri, che aspetta di trovare il miglior offerente? Nel primo caso ci sarebbe da chiedersi quanto è affidabile il vecchio-nuovo partner. Nel secondo, quanto sborsa l’Italia per avere meno grattacapi in inverno, visto che non sta risparmiando gas e per ora ha gli stoccaggi pieni al 67%, col dubbio di non arrivare alla soglia di sicurezza dell’80% richiesta dal piano RePower EU. (lm)

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