Lo scenario ipotizzato dall’associazione degli industriali è in linea con quello inserito nel def dal governo a metà aprile.
L’ipotesi cancella subito 29 mld m3 di gas dalla Russia
(Rinnovabili.it) – Il blocco delle importazioni di gas dalla Russia costerebbe all’Italia 2 punti di pil sia quest’anno sia nel 2023. Lo sostiene un dossier del centro studi di Confindustria pubblicato il 28 maggio, secondo il quale lo stop causerebbe “uno shock su volumi e prezzi” che potrebbe avere “un effetto molto forte sull’economia italiana, già indebolita”.
Previsioni che sembrano confermare sostanzialmente quelle avanzate a metà aprile da via XX Settembre nel def. Il documento di economia e finanza, infatti, ipotizzava una crescita dello 0,6% nel 2022 e dello 0,4% l’anno seguente, contratta rispetto alle previsioni “ordinarie” sul pil tendenziale del +2,9% e +2,3%. Questo nello scenario definito peggiore, cioè il caso in cui allo stop dei flussi di gas dalla Russia l’Italia non riesca a supplire in tempo con forniture alternative e si arrivi a un ammanco del 15-18% del consumi di gas.
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L’ipotesi studiata da Confindustria, invece, prevede lo stop totale al gas dalla Russia già da giugno 2022, un ammanco di oltre 29 miliardi di metri cubi di gas. Ma rimpiazzato entro l’inverno (novembre 2022) da 15,5 mld m3, cifra ricavata dagli accordi già stretti dall’Italia con nuovi fornitori.
“Secondo tale stima, la carenza di gas non si determinerebbe tutta nei mesi di picco dei consumi (tra dicembre 2022 e gennaio 2023 se ne concentra comunque il 40%), ma è spalmata anche sui mesi precedenti e successivi”, scrive Confindustria. Per cui “i limiti alle temperature imposti di recente per i soli edifici pubblici (-1° in inverno, +1° d’estate, escludendo i privati) non migliorano molto lo scenario, potendo ridurre in misura limitata i consumi annui”.
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In più, per Confindustria i livelli molto bassi di stoccaggio obbligheranno Roma a intaccare la sua riserva strategica di oltre tre quarti (3,8 mld m3 sui 4,5 disponibili). Con l’attivazione del piano di emergenza italiano, l’industria “verrebbe privata di tutta la fornitura di gas di cui necessita (cioè i 9,5 mmc annui consumati finora), mentre i servizi subirebbero una riduzione delle forniture di gas pari a 4,5 mmc (su 7,8)”. La conseguenza sarebbe una perdita di valore aggiunto nell’industria pari a 9 miliardi di euro nel periodo di 12 mesi, cui va sommata quella nei servizi pari ad altri 9 miliardi. “L’impatto totale della carenza di gas per l’economia italiana, quindi, è stimato a -1,0% di PIL tra primavera 2022 e inverno 2023”.
A differenza del def, però, Confindustria non guarda oltre l’orizzonte 2023. Un aspetto rilevante visto che il governo stimava un rimbalzo corposo e significativo subito dopo il tonfo, già nel 2024-25.