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Gas dalla Repubblica del Congo, il paese esporterà Gnl

A regime, il progetto da 5 mld $ porterà 4,5 miliardi di metri cubi di gas liquefatto verso l’Europa (mentre una parte degli idrocarburi verrà consumata in loco). L’avvio il 25 aprile, già da quest’inverno dovrebbe garantire 1 bcm per svincolarsi dal gas russo

Gas dalla Repubblica del Congo: quest’inverno arriverà 1 bcm
Foto di Sugarman Joe su Unsplash

Eni ha avviato i lavori per Congo LNG

(Rinnovabili.it) – Vale 5 miliardi di dollari il progetto per la liquefazione di gas dalla Repubblica del Congo avviato ieri da Eni. Il primo del genere nel paese africano. E un tassello importante della strategia di diversificazione energetica italiana portata avanti dalla società del cane a sei zampe con più vigore dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Fino a 4,5 bcm di gas dalla Repubblica del Congo

Il 25 aprile, a Pointe-Noire, l’ad di Eni Claudio Descalzi e il presidente congolese Demis Sassou Nguesso hanno posato simbolicamente la prima pietra di Congo LNG. Si tratta di un progetto di liquefazione di gas che consentirà l’export verso i mercati internazionali. A regime, il progetto dovrebbe arrivare a una capacità complessiva di 4,5 miliardi di metri cubi (bcm) l’anno. In una prima fase, prevista già per il 2023, sarà attiva solo una Flng, un impianto galleggiante di liquefazione di gas naturale, Tango FLNG, che ha una capacità di circa 0,9 bcm. A questa si aggiungerà poi una seconda unità analoga, ancora in costruzione.

Le risorse di idrocarburi provengono da Marine XII, una ricca concessione offshore a circa 20 km dalla costa congolese con una capacità a plateau stimata in 160 barili di petrolio equivalente al giorno. In parte, il gas proviene dai giacimenti già in produzione di Nenè e Litchendjili, mentre in parte arriverà da giacimenti non ancora sfruttati nell’area (Minsala e Nkala). Secondo gli accordi, il prossimo inverno dovrebbe arrivare sui mercati europei più o meno 1 bcm di gas dalla Repubblica del Congo.

L’avvio dei lavori arriva un anno esatto dopo la firma dell’accordo tra le autorità italiane – gli allora ministri Di Maio e Cingolani – e il ministro degli Esteri congolese Jean-Claude Gakosso e a quello per gli idrocarburi Bruno Jean Richard Itoua. Un accordo che era stato raggiunto nell’ambito del “tour del gas”, la raffica di missioni soprattutto in Africa con cui l’Italia ha provato a gettare le basi per svincolarsi dal gas del Cremlino nel giro di un paio di anni.