Rinnovabili • Gas dalla Libia: l’accordo vale 3 mld m3 l’anno Rinnovabili • Gas dalla Libia: l’accordo vale 3 mld m3 l’anno

Dal 2026 più gas dalla Libia via Greenstream: accordo per 3 bcm l’anno

La visita di Giorgia Meloni in Libia insieme all’ad di Eni Claudio Descalzi ha portato alla firma di accordi per 8 miliardi di dollari con la Noc, la compagnia libica degli idrocarburi.

Gas dalla Libia: l’accordo vale 3 mld m3 l’anno
crediti: governo.it CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Lo sviluppo dei giacimenti Struttura A e E aumenterà la produzione libica di gas di 7,7 bcm

(Rinnovabili.it) – Tre miliardi di metri cubi di gas in più ogni anno. Ecco quanto vale il viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Libia. Più gas dalla Libia verso l’Italia non solo per puntellare l’indipendenza energetica da Mosca ma anche per accarezzare il progetto di diventare un hub energetico per l’Europa.

Come pochi giorni prima in Algeria, anche nell’ex colonia Meloni era accompagnata da Claudio Descalzi, ad di Eni. Ed è proprio la compagnia del cane a sei zampe ad aver siglato con la National Oil Corporation (Noc) libica, il 28 gennaio, un accordo da 8 miliardi di dollari per potenziare la produzione di gas del paese nordafricano.

La Libia è stabile?

Produzione, sì, ma solo quella offshore. Non si parla di investimenti se non in una importante infrastruttura costiera, a Mellitah, stazione di compressione indispensabile per garantire l’invio di gas dai pozzi al largo della costa della Tripolitania verso l’Italia attraverso il gasdotto Greenstream. L’interno del paese, in particolare gli altri importanti giacimenti del Fezzan che gravitano su Mellitah (Wafa, el-Feel, Sharara), resta evidentemente ancora troppo instabile, nonostante in questi giorni più voci abbiano provato a far passare l’idea che l’investimento di Eni significa che la Libia è tornata a essere un paese sicuro.

Peraltro, a Sharara e el-Feel possono facilmente arrivare i mercenari della compagnia militare privata russa Wagner, dispiegata clandestinamente in Libia dal 2019. La stessa compagnia che sta combattendo in Ucraina. E non è l’unico possibile grattacapo. Come è successo decine di volte dal 2011 a oggi, il complesso di Mellitah può essere usato a piacimento da alcune milizie per estorcere denaro, appoggi politici o promesse di altro tipo.

Gli accordi sul gas dalla Libia

Nello specifico, gli accordi tra Descalzi e l’omologo libico Farhat Bengdara prevedono di avviare lo sviluppo di due siti, Struttura A e Struttura E. Sono entrambi giacimenti situati offshore nell’area contrattuale D, il primo al largo del complesso di Mellitah (tra Sabratha e Zuwara) e principalmente contenente gas e il secondo misto gas/condensati antistante la capitale Tripoli. Secondo la nota di Eni, la produzione prevista dovrebbe toccare un plateau di 750 milioni di piedi cubi di gas (pari a circa 7,7 miliardi di metri cubi, bcm) e inizierà nel 2026. A regime garantirebbe 160mila barili di petrolio equivalente al giorno.

Secondo delle stime pubblicate dal portale Upstream lo scorso giugno, oltre a questa quantità di gas i giacimenti dovrebbero garantire 42mila barili di condensati al giorno e 5mila barili al giorno di greggio. Struttura E è il giacimento più importante, con riserve stimate quasi 4 volte superiori a Struttura A.

Circa un terzo del gas estratto sarà destinato all’export, mentre il restante sarà riservato per il mercato domestico. (Al momento, la Libia non ha altra connessione con l’estero per esportare idrocarburi salvo il Greenstream tra Tripolitania e Italia). Facendo i conti, quindi, la previsione di aumento dei flussi verso il Belpaese è di circa 2,5-3 bcm l’anno.

Infine, il progetto annunciato da Eni per il gas dalla Libia dovrebbe prevedere anche di dotare l’impianto di Mellitah di un sistema di cattura e stoccaggio della CO2.