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Oltre la CO2: perché è importante tagliare anche le emissioni di altri gas climalteranti?

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Metà del forzante radiativo deriva da gas climalteranti non-CO2

(Rinnovabili.it) – Se puntiamo solo sulla riduzione dell’anidride carbonica, non riusciremo a rimanere entro la soglia di 1,5°C di riscaldamento globale. Per rispettare Parigi, insomma, è vitale tagliare anche altri gas climalteranti. A partire dal metano, ma senza dimenticare i NOx, gli HFC e anche le particelle di fuliggine. Tutti elementi che hanno una durata in atmosfera decisamente più bassa della CO2, ma un elevato potere di modifica del clima nel breve termine.

I gas climalteranti diversi dalla CO2 “sono responsabili di quasi la metà di tutto il forzante radiativo dovuto ai gas serra. Tuttavia, l’importanza degli inquinanti non-CO2, in particolare quelli a vita breve, nella mitigazione del clima è stata sottovalutata”, scrivono gli autori dello studio pubblicato su Pnas. Da cui emerge un avvertimento: le politiche di phase out delle fonti fossili, nel breve termine, toglieranno dall’atmosfera alcuni aerosol (soprattutto solfati) che oggi riducono il climate change perché riflettono parte della radiazione solare lontano dalla Terra.

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Gli autori stimano che questo “riscaldamento globale nascosto” valga circa 0,5°C. Che diventerebbe “visibile” nei prossimi anni con l’addio al carbone e la riduzione dell’uso di petrolio e gas. A meno che le politiche climatiche non agiscano anche su altri gas climalteranti, compensando così la sparizione degli aerosol “benefici”. In breve: se vogliamo restare entro gli 1,5 gradi dobbiamo puntare molto più in alto.

“Le misure di mitigazione che mirano solo alla decarbonizzazione sono essenziali per un forte raffreddamento a lungo termine, ma possono provocare un debole riscaldamento a breve termine (a causa dello smascheramento dell’effetto di raffreddamento degli aerosol coemessi) e portare a temperature superiori a 2 °C prima del 2050”, scrivono gli autori dello studio. Agire sui gas climalteranti a vita breve, invece, “rallenta il tasso di riscaldamento uno o due decenni prima rispetto alla sola decarbonizzazione ed evita del tutto la soglia dei 2°C”. Queste misure, calcolano, possono ridurre il tasso di riscaldamento dal 2030 al 2050 di circa il 50%. Metà di questo taglio la si otterrebbe affrontando solo le emissioni di metano.

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