L’Unep pubblica l’Emission gap report 2022. Il divario al 2030 con le soglie di Parigi è di 15 e 23 Gt CO2e. I nuovi NDC presentati dopo Glasgow hanno tagliato appena 0,5 Gt Co2e, meno dell’1% del budget di carbonio mondiale. Gli NDC attuali ridurrebbero i gas serra a fine decennio di appena il 5-10%, mentre serve una sforbiciata almeno del 30-45%
Il gap di emissioni globale con gli 1,5°C vale 23 GtCO2 l’anno
(Rinnovabili.it) – Le politiche sul clima oggi in vigore ci traghettano ancora verso un mondo 2,8 gradi più caldo: abbiamo perso un anno senza far nulla di concreto dopo la COP26. È un livello di ambizione “tristemente inadeguato” rispetto ai target di Parigi. Per raggiungere gli obiettivi intermedi al 2030 e non sprecare questo decennio è necessaria una “trasformazione sistemica, su larga scala e rapida in tutto il mondo”. Solo così possiamo evitare un “disastro climatico”. Il giudizio arriva dall’Emission gap report 2022, l’analisi annuale dell’Agenzia Onu per la protezione ambientale (Unep) che valuta il gap di emissioni globale che ci separa dalle due soglie di 1,5°C e 2°C di riscaldamento globale.
Un anno sprecato
Il mantra della COP26 di Glasgow, un anno fa, era “tenere a portata di mano” gli 1,5 gradi. Una formula che il presidente del summit, l’inglese Alok Sharma, aveva spinto per attutire il peso del fallimento del vertice quando era ormai chiaro che non sarebbero arrivati impegni climatici sufficienti.
Questo “tenere a portata di mano”, in concreto, si è tradotto in un trucco: la COP26 non ha raccolto risultati adeguati, ma si è chiusa con l’impegno (non vincolante) a presentare nuovi target climatici rafforzati nel giro di un anno invece di rispettare le scadenze quinquennali disposte dal Paris agreement.
Il trucco ha funzionato per Sharma, la cui immagine non ha patito troppo lo smacco a Glasgow – salvo venir silurato dal neo-premier britannico Rishi Sunak, che ha scelto di non partecipare alla COP27. Ma non ha funzionato per lo stato dell’azione climatica mondiale. Da quando si è chiuso il vertice in Scozia, infatti, solo 24 paesi su quasi 200 hanno presentato nuovi Contributi Nazionali Volontari (Nationally Determined Contributions, NDC). Gli NDC sono documenti programmatici non vincolanti che contengono gli impegni sul clima di uno stato e vengono depositati all’Unfccc. Sono la base su cui si basano i summit internazionali per valutare i progressi nell’azione per il clima.
Quanto vale oggi il gap di emissioni globale?
Secondo l’Emission gap report 2022, questi nuovi NDC hanno cancellato soltanto 0,5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente (Gt CO2e) dal budget di carbonio globale al 2030. Un’inezia, meno dell’1% del totale. Non basta: le politiche reali degli stati sono più indietro dei loro NDC. Non di poco. Il divario tra le riduzioni promesse e quelle effettivamente già “messe in cantiere” è di 3 GtCO2e per gli NDC non condizionali e di 6 GtCO2e per gli NDC condizionali. I primi sono gli impegni che uno stato promette di onorare in qualsiasi caso, i secondi sono gli impegni aggiuntivi che rispetterà a patto che si verifichino determinate condizioni.
A conti fatti, quindi, il gap di emissioni globale al 2030 vale oggi 15 Gt CO2e l’anno per mettere il mondo sulla traiettoria dei 2°C di riscaldamento globale, e 23 Gt CO2e per l’obiettivo degli 1,5°C. L’Unep stima questi valori in uno scenario in cui tutti gli NDC non condizionali vengono rispettati pienamente (e anche in questo caso, la chance di stare sotto le soglie di Parigi è solo del 66%). Se vengono onorati anche gli NDC condizionali, ciascuno dei due gap si assottiglia di 3 Gt CO2e (passando, rispettivamente, a 12 e 20 Gt CO2e).
Va notato che gli NDC, ad oggi, non sono sufficienti neppure sulla carta. Se venissero implementati a regola d’arte, calcola l’Unep, porterebbero ancora verso un riscaldamento globale di, rispettivamente, 2,6°C e 2,4°C. Molti paesi contesteranno questi numeri perché fanno pesare sulla traiettoria i loro impegni a lungo termine per la neutralità di carbonio, che complessivamente porterebbero a un mondo 1,8°C più caldo. Ma questo scenario, afferma il rapporto, “non è credibile” a causa della “discrepanza tra le emissioni attuali, gli obiettivi NDC a breve termine e gli obiettivi net-zero a lungo termine”.
La strada, dice l’Unep, è ancora lunga. Oggi gli NDC non condizionali taglierebbero le emissioni al 2030 appena del 5%, quelli condizionali del 10% (l’IEA ieri stimava che le politiche attuali portano a un aumento delle emissioni al 2030 di oltre il 10%). Per sperare di restare sotto i 2°C e gli 1,5°C, i tagli dei gas serra entro fine decennio devono essere almeno del 30% e del 45%.
(lm)