Rinnovabili • Gap azione climatica: 41 indicatori su 42 sono fuori rotta

Il gap nell’azione climatica è enorme e continua a crescere

Solo la quota di EV è sulla traiettoria giusta per gli 1,5 gradi. Tutti gli altri indicatori considerati per valutare lo stato dell’azione globale contro la crisi climatica registrano progressi troppo lenti o vanno nella direzione sbagliata. Soprattutto sulle fossili

Gap azione climatica: 41 indicatori su 42 sono fuori rotta
Foto di Lucas George Wendt su Unsplash

Il rapporto di Climate Action Network a 2 settimane dalla Cop28 di Dubai

(Rinnovabili.it) – I progressi delle politiche globali sul clima sono “tristemente inadeguati” ad affrontare il riscaldamento globale e la transizione. Su 42 indicatori scelti, sono 41 quelli in cui siamo fuori strada per tenere la soglia di 1,5 gradi a portata di mano. In metà dei casi dobbiamo almeno raddoppiare gli sforzi, mentre su 6 indicatori stiamo andando nella direzione sbagliata. È la fotografia scattata da Climate Action Network (CAN) nel rapporto annuale sui gap nell’azione climatica, pubblicato a due settimane dall’inizio della Cop28 di Dubai.

crediti: CAN

Lo stato dei gap nell’azione climatica globale

L’unica buona notizia arriva dal fronte della mobilità elettrica. Negli ultimi 5 anni la quota di auto elettriche sulle vendite di veicoli privati ha avuto una crescita esponenziale, passando dall’1,6 al 10% del mercato auto tra 2018 e 2022. Un balzo che mette questo indicatore, per la prima volta, sulla traiettoria giusta verso il mantenimento del riscaldamento globale sotto il limite di 1,5 gradi.

C’è invece ancora un enorme gap nell’azione climatica in altri settori, dove bisogna correre a un ritmo decisamente più sostenuto di quello attuale. A partire dalla capacità installata di fotovoltaico ed eolico: anche se sta crescendo del 14% l’anno, la traiettoria per gli 1,5 gradi richiede almeno un tasso del 24% da qui al 2030. Quelli che la diplomazia del clima sbandiera come successi sono tutt’altro: è il caso dell’abbandono graduale del carbone, che dovrebbe accadere 7 volte più veloce. In termini concreti: bisognerebbe chiudere 240 centrali ogni anno fino a fine decennio. La riduzione della deforestazione dovrebbe accelerare di 4 volte, mentre il passaggio a diete più sostenibili di 8 volte (tagliando il consumo di carne bovina e ovina solo nei paesi dove è più alto).

Note solo negative là dove il gap nell’azione climatica non solo è più largo, ma sta continuando a crescere. È il caso dello stop alla finanza fossile (i sussidi fossili sono raddoppiati nel 2021 e sono al massimo da 10 anni).

“Cambiare rotta per limitare il riscaldamento a 1,5°C richiederà al mondo di superare le barriere che ancora ostacolano la transizione verso un futuro a zero emissioni nette in un panorama geopolitico in rapido cambiamento”, si legge nel rapporto di CAN. “Potenti interessi acquisiti – dai lobbisti dell’industria dei combustibili fossili alle multinazionali agricole – difendono ancora lo status quo ad alta intensità di emissioni. Gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie nascenti a zero emissioni di carbonio rimangono troppo bassi. E molti paesi devono ancora adottare le politiche di sostegno necessarie per accelerare le trasformazioni settoriali”.