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Il G7 di Sapporo ignora il phase out del carbone e dà l’ok a più gas

G7 di Sapporo: ok a nuovi investimenti nel gas

crediti: MOE_Japan 環境省

Le decisioni del G7 fissano il livello di ambizione per il G20 e, in parte, anche per la Cop28

(Rinnovabili.it) – Nuovi obiettivi comuni sulle rinnovabili, ma via libera al gas e ben poco coraggio nel fermare il carbone. È un bilancio magro quello del G7 di Sapporo, la città giapponese dove questo weekend si sono riuniti i ministri dell’Ambiente e dell’Energia. Il tanto atteso phase out del carbone è citato ma senza una data ultima, la promessa di non investire più nelle fossili viene cancellata per fare spazio al gas, e sull’energia pulita non si va molto oltre quello che i piani nazionali di transizione prevedevano già.

Cos’ha deciso il G7 di Sapporo sulle rinnovabili?

Nota tutto sommato positiva sull’energia pulita. Anche se l’ambizione latita abbastanza. L’annuncio a effetto è l’incremento della capacità installata di eolico e fotovoltaico. L’impegno preso al G7 di Sapporo è “un aumento collettivo della capacità eolica offshore di 150 GW entro il 2030 e “un aumento collettivo del solare fotovoltaico a più di 1 TW entro il 2030. Non si tratta, però, di nuovi GW da aggiungere a quelli già previsti dai piani nazionali. In pratica, i 7 si sono impegnati a rispettare i loro piani di transizione per quanto riguarda l’aumento della capacità installata di eolico e solare fotovoltaico.

Il comunicato finale cita poi l’impegno ad accelerare la diffusione di idroelettrico, geotermico, biomassa sostenibile, biometano, energia dalle maree. Il testo nomina anche più investimenti nelle celle a perovskite, l’eolico galleggiante e l’energia dalle onde.

Le fossili restano

È sul carbone che arriva la stecca più pesante. Il G7 di Sapporo non è riuscito ad andare oltre e ha ripetuto la stessa formula già usata nel 2022: l’impegno è a dotarsi di un sistema energetico totalmente o prevalentemente decarbonizzato entro il 2035, “dando priorità a passi concreti verso l’obiettivo di accelerare il phase out della generazione elettrica domestica da carbone senza abbattimento di emissioni [unabated]. Manca così una data ultima per l’addio al carbone, ed è quindi probabile che anche al G20 e alla Cop28 non si riuscirà a trovare la quadra su questo punto. Altro punto che stride, l’uso dell’avverbio “prevalentemente”: non ha un significato preciso, può voler dire 80% come 51%. Il Giappone, ad esempio, supporta l’interpretazione del 51%.

Sul gas si torna addirittura indietro

Come si era già intuito dalle bozze trapelate nei giorni scorsi, i ministri dell’Ambiente e dell’Energia del G7 hanno allungato un’altra volta la vita al gas. Affermando che “gli investimenti nel settore del gas possono essere appropriati” per evitare nuovi shock energetici. Il comunicato finale si affretta a mettere dei paletti: investimenti sì, ma a condizione che “siano chiaramente definite le circostanze nazionali e che siano attuati in modo coerente con i nostri obiettivi climatici e senza creare effetti di lock-in, ad esempio assicurando che i progetti siano integrati nelle strategie nazionali per lo sviluppo dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio e delle fonti rinnovabili”.

Potrebbero sembrare clausole valide, sono invece poco più che parole di circostanza. Ogni nuova infrastruttura del gas, oggi, per avere un ritorno dell’investimento deve funzionare oltre la data ultima di addio al gas, sforando così l’obiettivo net-zero al 2050. E il riferimento all’idrogeno, più che abusato con la formula “hydrogen-ready” per i gasdotti, dipende interamente dallo sviluppo di una economia dell’idrogeno che, ad oggi, latita.

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