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Il G7 di Hiroshima dice sì a nuovi investimenti nel gas fossile

Il dietrofront sul gas motivato dalla guerra in Ucraina e la necessità di svincolarsi dagli idrocarburi russi. Il vertice G7 assicura che è possibile investire nel gas in modo compatibile con gli obiettivi sul clima. Sconfessando l’Ipcc e la scienza del clima più recente

G7 di Hiroshima: ok nuovi investimenti nel gas fossile
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Nel comunicato finale del G7 giapponese passa la linea di Tokyo

(Rinnovabili.it) – Sarà solo una soluzione “temporanea”. In ogni caso “portata avanti in modo coerente con gli impegni sul clima”. E senza creare “effetti lock-in”. Ma la decisione presa sabato 20 maggio dal G7 di Hiroshima è una inversione di rotta di 180 gradi. Dal Giappone, l’Italia e gli altri partecipanti al summit hanno detto sì a nuovi investimenti nel gas fossile. Giustificati dalla necessità di sganciarsi del tutto dal gas russo.

Una decisione che è stata preparata da mesi di negoziati durante i quali gli sherpa giapponesi hanno tenuto il punto anche contro le resistenze di altri paesi. La formula che è stata inserita nel comunicato finale è ricca di distinguo, clausole, precauzioni, ma il messaggio centrale resta: dietrofront, espandere l’estrazione e il commercio di gas, soprattutto in forma liquefatta, è essenziale.

Cosa ha deciso sul gas il G7 di Hiroshima

Il punto 26 del comunicato, nel capitolo dedicato all’energia, si apre con il ribadire l’impegno al phase out dei combustibili fossili “unabated”, cioè senza tecnologie associate per la cattura e lo stoccaggio di CO2. Poi passa a una lunga analisi dell’impatto della guerra in Ucraina, dell’importanza della sicurezza energetica e degli interessi geostrategici. Si ripetono formule già inserite negli scorsi comunicati sul risparmio energetico e di gas: “È necessario accelerare l’eliminazione della nostra dipendenza dall’energia russa, anche attraverso il risparmio energetico e la riduzione della domanda di gas, in modo coerente con gli impegni assunti a Parigi”.

Ma il cuore del comunicato viene subito dopo: dobbiamo iniziare di nuovo a investire nel gas fossile. “Nella circostanza eccezionale di accelerare l’eliminazione della nostra dipendenza dall’energia russa, gli investimenti pubblici nel settore del gas possono essere appropriati come risposta temporanea, in base a circostanze nazionali chiaramente definite, se attuati in modo coerente con i nostri obiettivi climatici senza creare effetti di lock-in, ad esempio garantendo che i progetti siano integrati nelle strategie nazionali per lo sviluppo di idrogeno a basse emissioni di carbonio e rinnovabili”, si legge.

Il riferimento a gasdotti dual-use per trasportare anche idrogeno è una formula ampiamente usata in questi anni per giustificare la creazione di nuove infrastrutture del gas anche a fronte di una domanda stabile o prevista in diminuzione e all’insostenibilità economica di simili progetti se si vuol rispettare la tabella di marcia per l’addio al gas e il raggiungimento della neutralità di carbonio entro metà secolo.

Le critiche delle ong ambientaliste

Molte le proteste da parte della società civile. Per Greenpeace, la decisione del G7 di Hiroshima è una “completa negazione” dell’emergenza climatica: “Di fronte all’urgente necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili, ciò che i leader hanno portato al tavolo rappresenta un’approvazione di nuovi gas fossili. Il divario tra le ambizioni del G7 e le richieste della scienza climatica è netto e crescente”.

“Il fatto che si parli della necessità di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C e allo stesso tempo si continui a investire nel gas dimostra un bizzarro scollamento politico dalla scienza e un completo disinteresse per l’emergenza climatica”, puntualizza Climate Action Network.

Giudizio fortemente negativo anche da Germanwatch: “Invece di escludere nuovi investimenti nel gas, i leader del G7 hanno lasciato la porta aperta a infrastrutture anacronistiche per i combustibili fossili. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha purtroppo fatto passare un linguaggio più debole di quello usato dal suo ministro del clima Habeck nella recente ministeriale del G7 sul clima e l’energia”.

Da questo linguaggio, ulteriormente indebolito rispetto a quello raggiunto nelle ministeriali su Ambiente ed Energia, ripartirà l’anno prossimo il G7 a guida italiana.