Il phase out del carbone è essenziale, dice il comunicato finale, ma solo quello unabated (cioè senza cattura della CO2). E rispetto alla bozza è scomparsa la data (2030). Resta invece la decarbonizzazione del mix elettrico al 2035, ma non totale. Tutti i dettagli
Pochi i progressi dal G7 Clima e Energia a presidenza tedesca
(Rinnovabili.it) – A furia di cancellare date, emendare aggettivi, modificare avverbi, in tre giorni il comunicato finale del G7 Clima e Energia è diventato solo una pallida copia della bozza iniziale. Con un livello di ambizione molto inferiore al previsto. Tante le dichiarazioni di principio, poche le promesse, ancor meno gli impegni precisi. Vediamo nel dettaglio cosa dice il testo licenziato venerdì pomeriggio dai ministri dell’Ambiente e dell’Energia dei 7 paesi.
Addio al carbone ancora senza data
Il passo indietro più grande è quello sul carbone. La bozza, inizialmente, parlava di phase out e metteva una data: non oltre il 2030, tra meno di 8 anni. Nel testo finale invece la data è sparita del tutto ed è sopravvissuto soltanto un generico impegno all’abbandono di questa fonte fossile. Il G7 Clima e Energia promette di fare “passi concreti e tempestivi verso l’obiettivo di una eliminazione definitiva della produzione nazionale di energia elettrica da carbone unabated”.
Un impegno che non è in linea con il percorso dell’IPCC per restare sotto gli 1,5 gradi. Nel rapporto dedicato a come raggiungere questo obiettivo, pubblicato nel 2018, il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico dimostra che non è sostenibile costruire nuovi impianti e che molti di quelli esistenti dovranno chiudere prima di arrivare a fine vita.
Decarbonizzazione del mix elettrico nel 2035…o quasi
La “sbavatura” sul carbone è compensata solo parzialmente dall’impegno del G7 Clima e Energia sulla decarbonizzazione del mix elettrico. Qui la data è rimasta: sarà il 2035, in linea con quanto suggerisce l’Iea nello scenario di transizione accelerata. Ma la versione finale impegna i 7 paesi a “raggiungere un settore elettrico prevalentemente decarbonizzato entro il 2035”, dove tutto dipende dal “prevalentemente”. Un modo per evitare di promettere percentuali precise, garantendo spazi di manovra a tutti.
Stop alla plastica
Qualche nota positiva dal fronte dell’inquinamento della plastica. Il comunicato finale del G7 Clima e Energia propone di andare oltre il trattato internazionale sulla plastica che è in via di rifinitura all’Onu (ma sarà pronto, se tutto va bene, solo nel 2024). E iniziare subito ad affrontare i nodi principali: la plastica monouso, i polimeri non riciclabili e la plastica prodotta con additivi dannosi per l’ambiente e il clima. E ovviamente le microplastiche.
“Piuttosto che aspettare il nuovo strumento e senza pregiudicare i negoziati in corso, ci impegniamo a intraprendere senza indugio azioni ambiziose che abbiano benefici ambientali e socio-economici lungo il ciclo di vita della plastica, e incoraggiamo e sosteniamo i Paesi partner a fare lo stesso”, si legge nel testo pubblicato il 27 maggio.
Compare il deep sea-mining
Il paragrafo 29 del comunicato finale introduce un tema non molto discusso in sede di G7: il deep sea mining, ovvero l’estrazione di minerali dai fondali oceanici. Le miniere sottomarine sono al centro delle attenzioni di diverse compagnie minerarie ma anche di alcuni stati, soprattutto i piccoli paesi insulari del Pacifico come Nauru e Kiribati dove le principali risorse sottomarine (noduli polimetallici, grumi di cobalto, litio, rame, nichel, terre rare) sono concentrate. Ma la loro futura estrazione è controversa per l’impatto sull’ecosistema marino. Tanto che lo IUCN l’anno scorso ha chiesto una moratoria globale, mentre l’ONU, attraverso l’International Seabed Authority (ISA), vuole approvare le prime linee guida a breve e dare il via allo sfruttamento su scala commerciale.
Ed è proprio sulle regole che è intervenuto il G7. Il testo chiede l’introduzione di regole chiare per proteggere l’ambiente prima di iniziare qualsiasi attività. “Una solida base di conoscenze sull’ambiente marino di acque profonde e sui rischi e impatti potenziali delle operazioni di estrazione mineraria in acque profonde, in grado di dimostrare che l’ambiente non è seriamente danneggiato, è fondamentale per valutare il nostro consenso in seno al Consiglio dell’ISA per qualsiasi futuro permesso di estrazione”, si legge nel testo del G7.