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Carbone e obiettivo 1,5 gradi, i macigni sul tavolo del G20 di Roma

Il summit era pensato come trampolino di lancio per la COP26 di Glasgow, che inizia il giorno successivo. Invece rischia di rivelarsi solo un passo falso. Ancora lontane le posizioni su phase out del carbone e impegno a rispettare il target di 1,5°C invece di quello dei 2 gradi

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Foto di javier alamo da Pixabay

Il G20 di Roma si terrà il 30 e 31 ottobre

(Rinnovabili.it) – Il G20 italiano rischia di fare flop sulla crisi climatica. L’anno di presidenza italiana è stato segnato dalle resistenze di paesi come Australia, Arabia Saudita e India, poco disposti a scendere a compromessi. Nodi che nessuno ha saputo sciogliere durante il summit di Napoli su clima ed energia di luglio. E che forse neppure il G20 di Roma, l’ultimo e più importante appuntamento dell’anno (30 e 31 ottobre), riuscirà a risolvere.

È quanto filtra da fonti informate dei dietro le quinte dei negoziati, sentite dall’agenzia Reuters. Per il momento nessun paese si vuole schiodare dalle proprie posizioni. La prossima settimana si terranno gli incontri preparatori con gli sherpa ma il clima non è dei migliori. I presidenti di Cina e Russia non saranno a Roma per prendere parte al vertice, un segnale politico abbastanza chiaro. E altri paesi continuano a puntare i piedi.

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Al centro delle discussioni ci sono i due temi che hanno già spaccato il G20 partenopeo: addio al carbone e impegno a rispettare l’obiettivo di 1,5 gradi. Malgrado fossero i punti più importanti in agenda, a Napoli erano stati lasciati fuori dal comunicato finale per evitare una débâcle, con l’impegno di riprenderli poi con il G20 di Roma a livello di capi di Stato e di governo. Il problema è che i progressi, se ci sono, si misurano in millimetri. E Cina, India e Russia non cambiano idea sul fissare una data ultima per il phase out del carbone e sul riconoscere gli 1,5°C, invece dei 2°C, come target a cui puntare tra gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Il G20 di Roma deve fare miracoli per ricucire posizioni ancora distanti e consegnare alla COP26 di Glasgow, che inizia il giorno successivo, una valida base di partenza su cui lavorare. I paesi G20 sono responsabili di più del 75% delle emissioni globali e qualsiasi loro accordo ha il peso necessario per trasformare il vertice internazionale sul clima in un successo. (lm)

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