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G20 clima, ambiente, energia: a Napoli strada in salita sul documento condiviso

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Foto di Carlo Achilli da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Il G20 clima, ambiente e energia ancora deve partire, ma la strada è già in salita. In programma a Napoli giovedì 22 e venerdì 23 luglio, il vero nodo è riuscire a chiudere il cerchio su un documento condiviso. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani non nasconde le difficoltà che ammette sono “inevitabili, perfino normali, perché più ampia è la platea dei partecipanti più si deve lavorare per trovare un accordo. Lo si sta facendo anche in queste ore, sono convinto che alla fine si troverà una buona sintesi”.

Lo scenario predisposto per il G20 clima offre tra grandi macro-temi: biodiversità e ecosistemi, uso efficiente delle risorse e economia circolare, finanza verde. L’evento organizzato dal ministero della Transizione ecologica prevede altre aree di discussione che approfondiscono le grandi questioni, come la lotta ai rifiuti in mare, la difesa e il ripristino del suolo, la tutela delle risorse idriche, la difesa dell’ambiente, il riciclo, e i flussi finanziari da orientare verso investimenti sostenibili, le città, e la povertà energetica.

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Uno dei temi che Cingolani metterà al centro sarà anche quello della cooperazione internazionale per aiutare i Paesi in via di sviluppo a crescere senza inquinare, tanto che lo stesso ministro ha annunciato un aumento del sostegno finanziario dell’Itali. “C’è un consenso generale sul fatto che bisogna dare maggiore supporto ai Paesi vulnerabili e in via di sviluppo – rileva Cingolani – perché non possiamo solo chiedere loro di smettere di crescere senza sostenerli finanziariamente”.

“Mi rendo conto che le scelte che dobbiamo fare, seguendo i parametri internazionali, sono molto complicate – osserva Cingolani in un’intervista a ‘Il Messaggero’ – ma ricordo a tutti che la transizione deve essere giusta e che nessuno va lasciato indietro, come è stato espressamente detto dalla commissione Europea e dall’Onu. Conciliare la sostenibilità con l’imperativo categorico dell’ambiente è la nostra missione: e sappiamo che sarà difficile”. Secondo il ministro tutti dovremmo sapere che “trasformazioni così grandi mettono in discussione un intero sistema sociale: ecco perché, lo ribadisco, per me è fondamentale che ci sia la protezione delle categorie più deboli, che non vengano danneggiate cioè decine di migliaia di persone che possono perdere il lavoro perché certe transizioni nell’industria si fanno in fretta. Ci sono 9 anni fino al 2030 per evitare che ciò accada e non posso pensare che ci sia qualcuno che non lo condivida”.

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La velocità della transizione ecologica è infatti forse il vero groviglio da sciogliere, pensando sia al documento che il G20 clima, ambiente, energia dovrà bollinare, sia alle legittime ambizioni di crescita dei Paesi in via di sviluppo. Ma oltre che su un piano più ristretto e territoriale come quello degli impatti sulle industrie che devono adeguarsi alle trasformazioni, anche guardando al prossimo vertice sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite Cop26.

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