Presentato il Future Made in Australia Act
“Parte dell’obiettivo è che l’Australia offra ai potenziali investitori ‘un’unica porta d’ingresso’. Un percorso chiaro per investire in Australia […] nell’idrogeno, nei metalli verdi e nella manifattura avanzata. E le competenze, le catene di fornitura e i processi giusti per avviare i progetti e vedere questo investimento realizzare un ritorno”. Con queste parole stamane il primo ministro australiano Anthony Albanese ha annunciato quella che egli stesso non esita a definire lo strumento di “una nuova competizione” globale. Parliamo del Future Made in Australia Act, piano che coordinerà un pacchetto di iniziative, nuove ed esistenti, finalizzate a rilanciare gli investimenti, creare posti di lavoro e cogliere le opportunità della transizione energetica in corso.
Nonostante non si parli ancora di cifre, il governo intende mettere in campo sussidi e incentivi pensati per rafforzare le produzioni nazionali, promuovendo quelle industrie ritenute essenziali per la sicurezza nazionale.
La mossa dell’Australia richiama alla mente le politiche e gli indirizzi “protezionistici” già attuati da altre grandi economie per rafforzare la produzione interna e diventare più attraenti sotto il profilo degli investimenti internazionali. Primo fra tutti l’Inflation Reduction Act statunitense che con il suo budget da 430 milioni di dollari ha il potenziale per imprimere un’accelerazione all’economia stelle e strisce. Ma lo stesso Albanese nel suo discorso ha ricordato anche la Strategia Europea di Sicurezza Economica presentata dall’UE, la Legge giapponese sulla promozione della sicurezza economica, il progetto della Corea del Sud per riformulare la propria politica economica attorno a una strategia di sicurezza nazionale. E le nuove regole canadesi che frenano gli investimenti esteri nelle riserve minerarie critiche nazionali. “Queste nazioni non si stanno ritirando dal commercio globale né si stanno allontanando dai mercati mondiali o dall’ordine basato su regole, e lasciatemi essere chiaro, né dovrebbe farlo l’Australia“, ha dichiarato il premier.
I primi passi in questa direzione sono stati compiuti, basti pensare al programma di produzione solare SunShot. L’iniziativa ha stanziato un miliardo di dollari australiani per sostenere la produzione interna di moduli fotovoltaici. E non è il solo. A febbraio di quest’anno il governo australiano ha investito 2 miliardi di dollari nel nuovo programma Hydrogen Headstart, finalizzato a sostenere progetti di idrogeno rinnovabile su larga scala attraverso contratti competitivi di produzione.
Il cambiamento, sottolinea il Primo Ministro, non avverrà dall’oggi al domani ma richiederà il lavoro di una generazione. Tuttavia gli sforzi devono essere messi in campo subito “Ciò significa considerare come gli appalti pubblici possano sostenere le piccole imprese e la produzione locale, nonché la sostenibilità e l’economia circolare”, ha dichiarato Albanese. “Mettere insieme la combinazione più efficiente ed efficace di strumenti finanziari e incentivi per gli investitori per stimolare una nuova crescita economica. Garantire una maggiore sovranità sulle nostre risorse e sui minerali critici. Promuovere la riforma della concorrenza, per offrire condizioni migliori ai consumatori, agli agricoltori, ai produttori e ai lavoratori australiani. Fornire vantaggi migliori e più ampi alla comunità da parte dei progetti rinnovabili, accelerando l’infrastruttura che li supporta. Massimizzare il valore strategico dei nostri fondi di investimento governativi e del nostro sistema pensionistico nazionale”.