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Londra cancella la moratoria sulla fratturazione idraulica

Il nuovo governo di Liz Truss riapre allo sfruttamento di idrocarburi non convenzionali per far fronte alla crisi energetica. Verrà alzato il limite di sismicità oltre il quale le operazioni di fracking vanno fermate

Fratturazione idraulica: terremoto in Texas, nuovi sospetti sul fracking
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Lo stop provvisorio al fracking era in vigore da novembre 2019

(Rinnovabili.it) – Rafforzare la sicurezza energetica nazionale è una “priorità assoluta” e la via migliore per farlo è tornare al fracking. Il Regno Unito ha deciso oggi di cancellare la moratoria sull’uso della fratturazione idraulica per l’estrazione di idrocarburi non convenzionali, che era in vigore dal 2019. Anche se la valutazione d’impatto chiesta dal governo alza le mani sul rischio terremoti.

Era stata proprio la preoccupazione per l’attività sismica indotta dalla fratturazione idraulica a convincere le autorità a mettere in pausa l’industria dello shale. L’episodio finito sotto i riflettori, all’epoca, erano le 120 scosse avvenute nei pressi di un sito di estrazione di idrocarburi non convenzionali nel Lancashire.

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Ma la congiuntura è troppo critica per rinunciare al fracking, sostiene il nuovo governo appena entrato in carica e guidato da Liz Truss. “Alla luce dell’invasione illegale dell’Ucraina da parte di Putin e della trasformazione in arma dell’energia, il rafforzamento della nostra sicurezza energetica è una priorità assoluta”, ha dichiarato il ministro dell’Economia e dell’Energia Jacob Rees-Mogg in un comunicato che annuncia la fine della moratoria.

Attualmente, in Gran Bretagna è in vigore un limite di attività sismica oltre il quale le operazioni di fracking devono cessare. La soglia è fissata a 0,5 gradi della scala Richter, ovvero un terremoto che non è avvertibile se non dalla strumentazione. Questo valore sarà aumentato, ha annunciato Rees-Mogg, pur senza dare indicazioni ulteriori.

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Nei mesi scorsi, il governo Johnson aveva avviato una revisione della valutazione d’impatto del fracking, soprattutto rispetto all’attività sismica. Il documento deve ancora essere pubblicato ma è già sulla scrivania dell’esecutivo. Secondo alcune indiscrezioni, il rapporto non produrrebbe nessun dato nuovo a favore della fratturazione idraulica e non sminuirebbe il rischio terremoti, ma sottolineerebbe che esistono troppi pochi studi relativi alla geologia britannica per trarre delle conclusioni scientificamente valide.

Altri studi, citati dal rapporto e relativi a Stati Uniti e Canada, rivelano che l’1% dei pozzi di fracking è legato a terremoti di magnitudo almeno pari a 3 sulla scala Richter, e che in alcune zone la percentuale sale al 30%.