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Pronte le aste per le fossili offshore, Biden infrange la promessa elettorale

Produzione di gas nazionale: Meloni dice sì a nuove trivelle
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Nessun’asta è prevista per il 2024

(Rinnovabili.it) – Il contestato piano per nuove concessioni fossili offshore di Joe Biden sarà il più limitato di sempre. Nessuna asta è prevista per il 2024 e nei rimanenti 4 anni di programma ne saranno indette solo 3. Dal 1992 a oggi, nessun piano quinquennale aveva avuto meno di 11 aste, con una media compresa tra 15 e 20.

Lo riporta l’agenzia Reuters citando tre fonti governative. Da cui si apprendono i primi dettagli della revisione operata dall’attuale amministrazione degli Stati Uniti sul piano originariamente steso da Donald Trump. Quando il tycoon sedeva alla Casa Bianca, l’idea era di varare un maxi piano di rilancio delle fossili che avrebbe dovuto contare fino a 47 nuove concessioni fossili offshore, incluso all’altezza della California e nell’Atlantico.

Perché arriveranno nuove concessioni fossili offshore?

La decisione di Biden scontenta tutti. Le aziende fossili, che puntavano a più opportunità di business. Ma anche gli attivisti per il clima, che avevano concentrato buona parte dei loro sforzi nel provare a cancellare del tutto le trivelle. Anche se molto ridimensionato, il calendario di aste infrange una delle principali promesse elettorali di Biden. L’attuale presidente in campagna elettorale aveva assicurato che avrebbe messo fine a qualsiasi nuova concessione sui terreni e i tratti di mare di competenza federale.

Una mossa ormai obbligata per Biden, che l’anno scorso si è trovato sulla scrivania delle scomode sentenze di tribunale che giudicavano irregolare lo stop tombale alle nuove concessioni. Ma non solo. Le nuove concessioni di fossili offshore sono parte integrante del pilastro principale della politica climatica di Biden. Per far approvare l’Inflation Reduction Act, il provvedimento con cui gli Stati Uniti hanno stanziato centinaia di miliardi di dollari per la transizione energetica del paese, il presidente ha dovuto accettare diversi compromessi al ribasso. Tra cui quello di garantire nuove trivelle in mare come precondizione per sviluppare il comparto dell’eolico offshore, in cui il paese ha un potenziale non sfruttato enorme (1,5 TW per l’eolico offshore a fondo fisso e 2,8 TW per quello flottante).

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