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Guerra in Ucraina, cosa può fare l’UE per garantire le forniture di gas?

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Le forniture di gas dalla Russia pesano per circa il 40% del totale UE

(Rinnovabili.it) – Biden e Von der Leyen assicurano che “gli Stati Uniti e l’UE stanno lavorando congiuntamente per una fornitura continua, sufficiente e tempestiva di gas naturale all’UE da diverse fonti in tutto il mondo per evitare shock di approvvigionamento, compresi quelli che potrebbero derivare da un’ulteriore invasione russa dell’Ucraina”. Ma sul fronte della forniture di gas, la dichiarazione congiunta non va oltre l’opzione GNL. Sarà abbastanza?

Il GNL è un palliativo

Il presidente americano è in pressing da giorni sul Qatar. Convincere Doha a dirottare sull’Europa parte della fornitura di gas che può assicurare il piccolo emirato del Golfo è la soluzione numero 1 per Washington, che è già a sua volta uno dei massimi fornitori del mercato europeo. Ma l’impressione è che, da qualsiasi parte la si guardi, la coperta sia troppo corta.

Secondo le previsioni del think tank Bruegel, Bruxelles se la potrebbe cavare quest’inverno in caso Mosca chiuda del tutto i rubinetti. Ma a caro prezzo. Una combinazione di maggiore fornitura di gas dagli esportatori via pipeline e di un aumento delle importazioni di GNL tamponerebbero la situazione fino all’estate. Ma sarebbe anche necessario tagliare parte della domanda industriale, con tutte le conseguenze del caso sull’economia. Scelta non semplice sul piano politico nell’Europa a 27.

In ogni caso, coprire la fornitura di gas mancante col GNL – anche se parzialmente – presenta delle difficoltà tecniche. Ad esempio, alcuni colli di bottiglia: la Spagna può importare 40 TWh al mese, ma ne può trasportare verso il resto d’Europa solo 5 TWh. Altri punti d’accesso al mercato europeo hanno altri problemi, tra cui reti incompatibili o non abilitate a funzionare in reverse flow (necessario per importare da ovest invece che da est). Tutto questo, senza contare che il Qatar dirotterà verosimilmente un volume contenuto di GNL verso Bruxelles: significa toglierlo ai mercati asiatici, in piena ripresa a partire dalla Cina. E, in prospettiva, i migliori acquirenti nei prossimi decenni.

Più forniture di gas da Baku, Oslo e Algeri?

Altra soluzione su cui Bruxelles sta puntando è l’aumento delle forniture di gas dall’Azerbaijan. La commissaria all’Energia Kadri Simson andrà a Baku il 4 febbraio per strappare un aumento. Ma anche qui c’è poco margine. La capacità attuale del TAP è 10 mld/m3/anno ma dall’avvio il 31 dicembre 2020 ha funzionato in media su volumi di 8,1 mld/m3/anno. Per avere un paragone, nel 2020 dalla Russia i paesi europei hanno ricevuto 175 mld/m3 e 130 mld/m3 nel 2021.

C’è poi il capitolo Nord Africa. Dall’Algeria – che già fornisce l’8% dell’import UE di gas – possiamo attenderci un aumento dei volumi, eventualmente anche via GNL. Ma come per l’Azerbaijan, parliamo di quantità minime rispetto al gap che si avrebbe con uno stop totale delle forniture di gas: 34 mld/m3 nel 2021. Oltre a TransMed (che arriva a Mazara del Vallo) e a Medgaz (verso Almeria, in Spagna), Algeri potrebbe riaprire i rubinetti del GME, che porta in Spagna ma attraverso il Marocco. Un canale chiuso da novembre a causa di tensioni tra i due paesi maghrebini.

Per S&P, poi, c’è da considerare che il governo algerino faticherebbe a giustificare alla popolazione un aumento dell’export a scapito dei consumi interni. E la stabilità interna, dopo il cambio di regime e le proteste del 2019-2021, è la priorità per Algeri. In buona sostanza: gli esperti prevedono un aumento massimo di 7 mld/m3, quasi tutti tramite TransMed. Se non è la volontà politica è la disponibilità di gas a mettersi di traverso: è il caso della Norvegia, che ha già fatto sapere di non poter pompare di più.

Insomma, a conti fatti sulla carta l’Europa potrebbe rimpiazzare quasi del tutto il gas russo: contando la capacità di import di GNL e le capacità delle pipeline esistenti, secondo Bruegel potrebbe arrivare a 17 TWh la settimana di importazioni aggiuntive, compensando l’ammanco da parte russa che, nelle ultime settimane, è stato di 18 TWh. Il problema, tutt’altro che piccolo, è la volontà politica e in qualche caso i colli di bottiglia tecnici dietro il panorama attuale delle forniture di gas.

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