Rinnovabili

Le foreste secondarie spontanee crescono prima e meglio delle aree riforestate dall’uomo

foreste secondarie
Foto di David Mark da Pixabay

Lo studio dell’università di Wageningen sulle foreste secondarie

(Rinovabili.it) – Le foreste tropicali si sanno riprendere dalla deforestazione più in fretta di quanto stimato finora. Serve un periodo relativamente breve – 20 anni – perché le aree disboscate tornino a essere parte integrante della foresta. Ma c’è una condizione: l’uomo non deve intromettersi in alcun modo in questo processo. In caso di intervento antropico nel ripristino delle foreste secondarie, infatti, il processo è più lento.

La riforestazione, quindi, è una soluzione meno efficiente della crescita naturale delle foreste secondarie. Lo rivela uno studio pubblicato su Science e coordinato dall’università olandese di Wageningen. I ricercatori hanno messo in luce il ruolo di un meccanismo chiamato successione secondaria per cui la flora e la fauna che caratterizzano la foresta primaria agevolano la ricostituzione di un ecosistema forestale meglio di quanto non accada con specifici interventi umani che hanno lo stesso scopo.

Leggi anche L’Italia ha un problema con la deforestazione

Dopo 20 anni, spiegano i ricercatori sulla base dell’osservazione di 77 siti tra le Americhe e l’Africa occidentale, le foreste tropicali recuperano il 78% dei loro valori primigeni. Una ripresa del 90% avviene in modo decisamente rapido per quanto riguarda la qualità del suolo (meno di 10 anni) e per il funzionamento complessivo delle piante (circa 25 anni). Più lento invece lo sviluppo di biodiversità (da 25 a 60 anni), mentre per avere valori analoghi di biomassa e di composizione di specie vegetali bisogna attendere 120 anni.

Questi sono però valori medi che dipendono in larga parte, di volta in volta, dalle condizioni specifiche del sito. Lo studio infatti avverte che esiste una sostanziale variazione nella ricrescita degli ecosistemi distrutti dalla deforestazione in ogni regione osservata. In alcune aree, spiegano gli scienziati, si può verificare una sorta di “successione arrestata”, un intoppo negli ingranaggi della successione secondaria. Un esito che sembra dipendere soprattutto dalla mancanza di semi o dalla dominanza di determinate erbe invasive, felci o specie legnose.

Leggi anche Deforestazione: come ti abbatto l’Amazzonia con una tazzina di caffé

Exit mobile version