Grazie a una mappatura in 3D della biomassa visibile realizzata via satellite, un team internazionale di ricercatori ha calcolato la differenza tra il carbonio stoccato nelle foreste protette e quello in aree boscate analoghe che non godono di forme di tutela
Lo studio sulla capacità di stoccaggio di carbonio delle foreste protette è apparso su nature Communications
(Rinnovabili.it) – Le foreste protette sono molto più efficaci nel sequestrare e stoccare CO2 di quelle senza alcuna protezione. La differenza di performance ha numeri importanti. In tutto il mondo, le aree boscate con qualche forma di tutela riescono a trattenere nella biomassa visibile (trochi, rami e foglie) 9,65 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2) in più rispetto alle aree aperte allo sfruttamento da parte dell’uomo. Per avere un paragone, l’Unione Europea in un anno genera meno di 4,5 GtCO2.
Una mappa in 3D delle foreste protette del Pianeta
Lo afferma uno studio coordinato dall’università del Maryland pubblicato sulla rivista Nature Communications. Per quantificare il delta di capacità di stoccaggio di CO2, i ricercatori si sono serviti di un nuovo set di dati raccolti via satellite: una mappatura in 3D delle superfici forestali del Pianeta.
“Non abbiamo mai avuto a disposizione queste serie di dati satellitari 3D prima d’ora, quindi non siamo mai stati in grado di mappare accuratamente il carbonio delle foreste a questa scala. L’analisi dei dati per scoprire l’entità delle emissioni evitate nelle aree protette getta un’ulteriore luce sull’importanza globale della conservazione delle foreste”, spiega Laura Duncanson, autrice principale dello studio.
Per rendere comparabili le immagini delle foreste protette con quelle delle aree non protette, i ricercatori hanno analizzato oltre 400 milioni di strutture 3D prodotte da satellite rispetto alle aree sotto tutela e le hanno abbinate alle mappe di foreste senza tutela che sono simili per diversi fattori, tra cui clima, pressione umana, tipo di suolo, paese.
“I nostri risultati evidenziano l’importanza critica delle aree protette per contribuire a mitigare i cambiamenti climatici”, scrivono gli autori. Ma probabilmente li sottostimano. Il flusso di carbonio in superficie – cioè la crescita della biomassa visibile – è solo uno dei modi in cui le foreste influenzano il cambiamento climatico, mentre “la perdita di foreste influenza anche l’albedo, il flusso evaporativo, la biomassa sotterranea, eccetera, che probabilmente sono anch’essi influenzati dallo stato di protezione”, notano i ricercatori. Concentrarsi specificamente sulle emissioni di carbonio evitate, associate alla conservazione degli stock di carbonio in superficie, “probabilmente sottostima l’intero impatto climatico dello status delle foreste protette”, concludono.