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Biden blinda la foresta di Tongass, la più grande foresta pluviale temperata del mondo

È considerata il polmone verde degli Usa: grande come l’Irlanda, stocca 2 Gt di carbonio tra suolo e biomassa, cioè 1,5 volte le emissioni annuali del paese. Racchiude il 20% del patrimonio boschivo americano ed è un prezioso scrigno di biodiversità

Foresta di Tongass: il polmone verde dell’America del Nord è salvo
Foto di Taylor Murphy su Unsplash

Nel 2020, Trump aveva aperto allo sfruttamento della foresta di Tongass

(Rinnovabili.it) – Basta motoseghe, trivelle e strade nella più grande foresta pluviale temperata del mondo. Ieri gli Stati Uniti hanno deciso di fare marcia indietro e ripristinare tutte le tutele per la foresta di Tongass, il “polmone verde” dell’America settentrionale. Come aveva promesso, l’amministrazione Biden ha stralciato l’Alaska Roadless Rule approvata sotto la presidenza Trump nell’ottobre del 2020.

Un passo indietro

Era stato un enorme favore -a pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 2020- all’industria mineraria, petrolifera e del legno da parte dell’allora inquilino della Casa Bianca. Quella misura creava un’eccezione per l’Alaska: lo stato non avrebbe più dovuto attenersi a un regolamento del 2001 che bloccava la costruzione di nuove strade e l’approvvigionamento di legname in determinate aree. Tra cui la foresta di Tongass. Aprire alle strade sarebbe stato il primo passo per un successivo sfruttamento delle risorse del sottosuolo, temevano (non senza qualche fondata ragione) attivisti e parte delle comunità locali.

Con la decisione del dipartimento dell’Agricoltura americano di ieri si completa ufficialmente l’iter burocratico: la foresta di Tongass ritorna a essere del tutto off-limits. “La Tongass National Forest, la più grande foresta nazionale della nazione e la più grande foresta pluviale temperata intatta del mondo, è fondamentale per conservare la biodiversità e affrontare la crisi climatica”, ha dichiarato il segretario Usa all’Agricoltura Tom Vilsack.

Perché è importante la foresta di Tongass

La definizione di “polmone del Nord America” non è esagerata. La foresta di Tongass si estende per 67.500 km2, una superficie quasi pari a quella dell’intera Irlanda. L’area da cui Trump aveva tolto ogni protezione ambientale è più ridotta, circa 38mila km2, ma pur sempre delle dimensioni della Svizzera o dell’Olanda.

Secondo uno studio scientifico realizzato da Wild Heritage l’anno scorso, Tongass è tra le foreste con la più alta densità di carbonio del Pianeta. Il suo ruolo nel sequestro della CO2 è quindi fondamentale. Tra suolo e biomassa (gli alberi), conserva 2 Gt (gigatonnellate, cioè miliardi di tonnellate) di anidride carbonica. Cioè circa il 20% di tutto lo stock di carbonio conservato nelle foreste Usa e 1,5 volte le emissioni annuali del paese. Metà di questa quantità gigantesca di CO2 è stoccata nella parte di Tongass che era stata aperta allo sfruttamento da Trump.

Oltre a fornire ¼ del salmone dell’Alaska, il ciclo vitale del salmone permette alla foresta di drenare sostanze organiche dall’oceano e stoccarle nel suolo. I salmoni, infatti, risalgono i fiumi di Tongass per riprodursi dove vengono predati dai carnivori. Ogni salmone contiene in media 130 g di carbonio e 20 g di fosforo.

La foresta è uno scrigno di biodiversità ed è l’habitat principale o esclusivo di diverse specie vegetali e animali rare, tra cui il lupo dell’arcipelago Alexander (Canis lupus ligoni), che è una sottospecie del lupo grigio americano noto anche come lupo di Vancouver, e una specie di astore del Nord, l’Accipiter gentilis laingi.