Rinnovabili • Idrogeno blu: più dannoso delle fossili per il clima Rinnovabili • Idrogeno blu: più dannoso delle fossili per il clima

Chiudete in fretta il 40% dei siti di fonti fossili o sforeremo gli 1,5°C

Le emissioni incorporate nelle miniere di carbone e nei giacimenti di gas e petrolio attivi o in fase di sviluppo superano di gran lunga il budget di carbonio che ci resta. Un nuovo studio stima che bisognerà chiudere 4 siti su 10 con un buon anticipo per avere una probabilità del 50% di rispettare il Paris agreement

Idrogeno blu: più dannoso delle fossili per il clima
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Le riserve sviluppate di fonti fossili hanno una dote di 936 Gt CO2

(Rinnovbili.it) – L’ambiziosissima tabella di marcia dell’Iea per la transizione non basterà. Per mantenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi non è sufficiente evitare di aprire nuovi pozzi di gas e petrolio, come suggeriva un anno fa l’agenzia guidata da Fatih Birol. Bisognerà invece chiudere in anticipo circa il 40% degli impianti esistenti, incluse le miniere di carbone. Perché le loro “committed emissions”, cioè le emissioni che giacimenti e miniere di fonti fossili produrranno durante il loro periodo di attività, sforano di molto il budget di carbonio che ci resta.

Quante sono le emissioni che saranno prodotte da gas, petrolio e carbone? Secondo una nuova stima, pubblicata sulla rivista Environment Research Letters, si tratta di almeno 936 miliardi di tonnellate di CO2. Quasi la metà (il 47%) deriva dal carbone, il 35% dal petrolio e il 18% dal gas. “Rileviamo che rimanere entro un budget di carbonio compatibile con gli 1,5 °C (con una probabilità del 50%) implica lasciare quasi il 40% delle “riserve sviluppate” di combustibili fossili non estratte”, spiegano gli autori.

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La quota di committed emissions per macro regioni.

Dallo studio emerge che il 90% delle riserve sviluppate di fonti fossili sono concentrate in appena 20 paesi, tra cui Cina, Russia, Arabia Saudita, Stati Uniti, Iran, India, Indonesia, Australia e Canada. Le emissioni incorporate nei progetti esistenti si trovano per il 27% in Asia orientale, con il carbone cinese che rappresenta la fetta maggiore. Segue poi il Medio Oriente con il 23%, il Nord America con il 13% e l’Asia del Sud e del sud-est (India inclusa) con l’8%. L’Europa, invece pesa “soltanto” per il 3%.

“Andando oltre i recenti avvertimenti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, i nostri risultati suggeriscono che per rimanere al di sotto di 1,5 °C potrebbe essere necessario che i governi e le aziende non solo interrompano l’autorizzazione e lo sviluppo di nuovi giacimenti e miniere, ma anche che smantellino prematuramente una parte significativa di quelli già sviluppati”, concludono gli autori.

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