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L’UE svela il fondo sociale per il clima: la transizione sarà giusta

Fondo sociale per il clima: l’idea di Bruxelles per una transizione più equa
Foto di Alexandra A life without animals is not worth living da Pixabay

Timmermans rivela alcuni dettagli del nuovo fondo sociale per il clima

(Rinnovabili.it) – Proteggere i cittadini europei dagli scossoni della transizione ecologica. Evitare l’aumento della povertà energetica. Dare un supporto a chi è più vulnerabile di fronte al rincaro dei prezzi, merci e carburante, trainati al rialzo da carbon tax e valori dell’ETS. Sono gli obiettivi che l’Unione Europea vuole raggiungere con la creazione di uno “scudo climatico”. Un fondo sociale per il clima, analogo ad altri strumenti da tempo nella cassetta degli attrezzi di Bruxelles. Ma sempre più necessario con l’accelerazione dell’agenda climatica europea.

Come sarà fatto il fondo sociale per il clima?

L’annuncio arriva da Frans Timmermans, il vice-presidente della Commissione con la delega al clima. “Siate certi, se facciamo questo passo e se di conseguenza le famiglie affrontano costi crescenti, faremo in modo che sia in atto un meccanismo sociale, un fondo sociale per l’azione per il clima, in grado di compensare eventuali effetti negativi, soprattutto per i nostri cittadini vulnerabili”, ha spiegato parlando al Comitato economico e sociale europeo.

Il passo di cui parla Timmermans è la pubblicazione di un maxi-pacchetto di misure sul clima previsto per il 14 luglio. Nell’infornata di provvedimenti dovrebbe rientrare la riforma dell’ETS, con l’aggiunta di riscaldamento degli edifici e trasporti su strada al mercato europeo del carbonio. Ma anche la carbon border tax (CBAM) che dovrebbe convivere almeno per un periodo con l’ETS e avrebbe un impatto diretto e immediato sui prezzi delle importazioni dall’estero.

Proprio da queste misure dovrebbe arrivare una quota delle risorse con cui finanziare questo nuovo fondo sociale per il clima. “Parte delle entrate generate dallo scambio di emissioni nel trasporto stradale e negli edifici potrebbe essere investito in un fondo dedicato, in modo che gli Stati membri possano utilizzare tali entrate per compensare il costo di questa transizione per i cittadini vulnerabili”, ha puntualizzato Timmermans. “Stiamo lavorando seriamente su proposte in tal senso”, ha assicurato ancora Timmermans. Aggiungendo che la Commissione non è cieca e sta tenendo in considerazione i possibili problemi di equità sociale legati alle proposte in arrivo a metà luglio.

Un cuscinetto per limare gli spigoli della transizione energetica

A inizio anno uno studio dell’istituto Jacques Delors dava i numeri della povertà energetica in Europa. I cittadini che non hanno denaro sufficiente per riscaldare la loro abitazione in modo adeguato sono 30 milioni. Quasi il 7%. Il trend sta migliorando, ma resta una fetta importante della popolazione. In Italia, per confronto, la povertà energetica affligge 2,3 milioni di famiglie. L’equivalente degli abitanti di Roma. Proprio la povertà energetica è uno dei fronti più a rischio nella transizione.

Così Bruxelles sta pensando di incanalare i proventi dell’ETS (in crescita, con il boom dei prezzi del carbonio ormai stabili oltre quota 50 euro/tCO2) e eventualmente fondi di altra provenienza – come l’ETS parallelo per edifici e trasporti – verso i cittadini, in modo da aiutarli a passare ad alternative più sostenibili. Si parla qui di sistemi di riscaldamento domestico meno impattanti sull’ambiente, ma anche dell’acquisto di veicoli elettrici, ha accennato Timmermans. Un meccanismo circolare, “chiuso” dal fondo sociale per il clima, che aiuta a non far gravare i costi della transizione energetica su chi è già più in difficoltà.

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