Rinnovabili

Via libera al fondo contro il consumo di suolo, il MASE pubblica il decreto

Consumo di suolo Italia: nel 2022 segna +10%

Foto di Mark Kats su Unsplash

Consumo di suolo Italia: nel 2022 segna +10%
Foto di Mark Kats su Unsplash

Diventa operativo il Fondo per il contrasto al consumo di suolo. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha pubblicato il decreto (DM n. 2 del 02.01.2025, scaricalo in fondo all’articolo) con le procedure per autorizzare e programmare gli interventi di rinaturalizzazione dei suoli degradati in ambito urbano e periurbano.

“Rigenerare le aree compromesse significa investire nel futuro del territorio, migliorando la qualità ambientale e la sicurezza delle nostre città”, ha sottolineato la viceministra Vannia Gava annunciando questo primo passo per rendere operativo il fondo da 160 milioni di euro.

Fondo contrasto consumo di suolo: cos’è, destinatari, programmazione

Il Fondo per il contrasto al consumo di suolo è stato istituito dalla Legge di Bilancio 2023 (art. 1, comma 695, L. 197/2022). Non è uno strumento isolato: si inserisce nel quadro più ampio del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC).

Ha una dotazione pluriennale crescente: 10 milioni per il 2023, 20 per il 2024, 30 per il 2025 e 50 milioni annui per il 2026-2027. In tutto, le risorse disponibili ammontano a 160 milioni di euro.

Obiettivi del Fondo

Qual è l’obiettivo del fondo? Lo strumento serve per finanziare interventi di rinaturalizzazione di suoli degradati in ambiti urbani e periurbani. La bussola per gli interventi è costituita dagli obiettivi della Strategia UE per il Suolo 2030. 

Più in dettaglio, il fondo punta ad arrestare il degrado dei suoli attraverso:

Le procedure stabilite dal DM pubblicato dal MASE

Il decreto predispone un rigoroso sistema di riparto regionale basato su:

Vediamo più nel dettaglio chi sono i destinatari delle risorse del Fondo per il contrasto al consumo di suolo, i criteri di ripartizione le fasi di programmazione e i meccanismi di controllo.

Destinatari e criteri di ripartizione

Le risorse sono allocate alle regioni con un calcolo che pondera 3 fattori chiave:

  1. indice di pressione demografica (40% del peso): calcolato sulla densità abitativa nei comuni sopra i 50.000 abitanti,
  2. livello di degrado pedologico (35%): derivato dai dati ISPRA sull’impermeabilizzazione dei suoli,
  3. capacità istituzionale (25%): valutata in base alla percentuale di fondi europei spesi per politiche ambientali nel periodo 2014-2020.

L’Allegato 1 del decreto specifica le quote regionali. La Lombardia guida la lista con 4,2 milioni di euro per il 2023). Alla Valle d’Aosta, che occupa l’ultimo posto, sono destinati 320mila euro.

Fasi di programmazione

L’articolo 1 del decreto delinea un iter articolato in 4 step.

  1. Raccolta proposte: entro 180 giorni dalla pubblicazione del decreto (quindi entro settembre 2025), le regioni devono censire gli interventi candidabili, privilegiando quelli con:
    • superficie minima di 5 ettari,
    • progetti già dotati di studi di fattibilità,
    • coinvolgimento di aree protette o corridoi ecologici.
  2. Stipula accordi: entro i successivi 180 giorni (entro marzo 2026), le regioni e il MASE definiscono gli accordi di programma contenenti:
    • elenco interventi selezionati in ordine di priorità,
    • cronoprogramma dettagliato con milestone temporali,
    • identificazione del soggetto attuatore (Enti Parco, Comuni, consorzi).
  3. Erogazione fondi: è suddivisa in 4 tranche collegate all’avanzamento lavori, così ripartite:
    • 30% anticipato all’avvio,
    • 30% al raggiungimento del 25% dei pagamenti,
    • 20% al superamento del 55%,
    • Saldo al 75% di esecuzione.
  4. Monitoraggio: è stabilito l’obbligo di tracciare ogni intervento tramite Codice Unico di Progetto (CUP) e Codice Identificativo di Gara (CIG), con aggiornamenti mensili sulla piattaforma BDAP.

Meccanismi di controllo

L’articolo 3 istituisce un sistema di condizionalità stringente:

Consumo di suolo in Italia: dati e impatti climatici

Secondo l’ultimo rapporto ISPRA del 2024, l’Italia perde 19 ettari di suolo naturale al giorno, con un tasso di impermeabilizzazione dello 0,24% annuo. Le regioni del Nord-Ovest registrano i valori assoluti più elevati:

Tuttavia, le dinamiche più critiche emergono al Sud, dove il consumo pro capite raggiunge picchi del 35% in Sicilia e Calabria a causa dell’espansione urbana non pianificata.

Il nesso tra degrado del suolo e crisi climatica è sempre più evidente e viaggia attraverso 3 meccanismi chiave:

  1. riduzione della capacità di carbon sink: i suoli urbanizzati perdono il 92% del potenziale di sequestro CO2 rispetto a quelli naturali;
  2. amplificazione degli eventi estremi: l’impermeabilizzazione aumenta del 40% il rischio alluvionale nelle aree metropolitane;
  3. effetto isola di calore: le superfici asfaltate innalzano di 3-5°C le temperature urbane, aggravando i picchi estivi.

Uno studio citato nella Strategia UE Suolo 2030 stima che la rinaturalizzazione di 10.000 ettari urbani potrebbe assorbire 500mila tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030, ridurre del 15% i volumi di ruscellamento durante i nubifragi e abbattere di 1,2°C l’intensità delle isole di calore nelle città.

Scarica il DM n.2 del 02.01.2025

Exit mobile version