
Riprogrammazione. È la parola scelta dal ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti, per annunciare una modifica sostanziale ai fondi di Transizione 5.0. Le risorse messe a disposizione con il PNRR rischiano di non essere spese. Da qui la scelta di riallocarle. Cosa cambia per il piano di incentivi alle imprese per digitalizzazione e decarbonizzazione? La dotazione finanziaria dovrebbe passare dagli attuali 6,3 miliardi a 3 miliardi di euro.
Metà dei fondi Transizione 5.0 saranno riallocati. Ma dove?
La decisione nasce dallo scarso utilizzo delle risorse messe a disposizione dal governo con il piano di incentivi alle imprese. Secondo il contatore del GSE (Gestore Servizi Energetici), al 10 marzo la situazione è la seguente:
- Risorse disponibili: € 5,73 miliardi di € 6,23 miliardi
- Risorse prenotate per i progetti non ancora completati: € 489 milioni
- Risorse utilizzate per progetti completati € 12,9 milioni
In buona sostanza, le prenotazioni non arrivano all’8% dei fondi Transizione 5.0 totali. E gli investimenti devono essere completati entro il 31 dicembre di quest’anno.
Per non perdere questa tranche di risorse in capo alla Missione 7 del PNRR, il governo sta discutendo una revisione del piano con l’UE. E Foti addossa proprio a Bruxelles almeno una parte della colpa. I ritardi, secondo il successore di Raffaele Fitto, sarebbero i “rigidi vincoli che solo di recente sono stati in buona parte rimossi dopo una lunga trattativa a livello europeo”, ha spiegato durante il convegno Il ruolo del Pnrr per il rilancio della manifattura italiana il 7 marzo a Brescia.
Il meccanismo incentivante è finito da tempo nel mirino delle imprese per l’eccessiva complessità dell’accesso ai fondi. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha via via chiarito i punti più oscuri e semplificato alcune procedure. Ma il ritardo ormai è accumulato.
Foti assicura che i fondi distratti dal piano finiranno in ogni caso a favore delle imprese. Ma in quale forma? Su questo punto il ministro non ha detto nulla di definitivo. Ma ha dato due indizi.
Il primo è un giudizio positivo dato ai contratti di sviluppo. L’altro indizio è la valutazione che ha dato dei tipi di misure che funzionano meglio, cioè per cui le richieste tendono ad esaurire i fondi disponibili: quelle più semplici che mirano a innovazione, digitalizzazione e competitività.
Resta il vincolo posto dal PNRR per la tranche di 3 miliardi in capo alla Missione 7, che devono contribuire a raggiungere obiettivi di riduzione dei consumi energetici.