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La Cina non riesce a fermare il finanziamento delle centrali a carbone all’estero né la loro entrata in funzione. La promessa fatta dal presidente Xi Jinping nel 2021 viene infranta da 3 anni. Anche se alcuni progressi ci sono. Pechino continua a cancellare progetti oltre confine e rallenta (anche se di poco) la nuova capacità entrata in funzione.
Il principale produttore mondiale di carbone, dove è concentrata più della metà della generazione elettrica da questa fonte fossile, aveva promesso nel 2021 di fermare immediatamente il finanziamento delle centrali a carbone all’estero. Sarebbe uno sviluppo importante per la transizione dalle fossili. Oggi, la Cina è il principale finanziatore della pipeline di nuovi impianti nel mondo. Senza il suo supporto verrebbero messi nel cassetto decine di GW e si spianerebbe la strada ad investimenti in alternative meno inquinanti, tra cui le rinnovabili.
Finanziamento delle centrali a carbone all’estero: i numeri della Cina
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Secondo un rapporto del Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), nel 2024 la Cina ha tolto supporto finanziario a impianti a carbone per 5,6 GW. Molto meno di quanto totalizzato fra 2022 e 2023, cioè 15,9 GW. Se gli stop rallentano, proseguono invece indisturbate le entrate in funzione di centrali a carbone realizzate con investimenti cinesi. Quest’anno il CREA conta 7,9 GW aggiuntivi, tra 2022 e 2023 erano 9,1 GW. Il totale attuale arriva a 26,2 GW.
Lo sguardo alla pipeline esistente mostra quanto la Cina fatichi a onorare la promessa del 2021. Ad oggi, dopo 3 anni, sono stati cancellati progetti per 42,8 GW, pari a 4,5 miliardi di tonnellate di gas serra evitate lungo l’arco di vita degli impianti. Ciò nonostante restano ancora in programma 52 nuove centrali a carbone (a diversi punti dell’iter autorizzativo), per un totale di 49,5 GW. Pechino è quindi appena a metà dell’opera.
In realtà, il rapporto del CREA evidenzia che la Cina ha anche ripreso a finanziare impianti a carbone all’estero, anche se in sordina. Nel 2024 i progetti finanziati e già in fase di costruzione, che non erano stati annunciati prima, ammontano a 3,4 GW. Altri 1,5 GW non annunciati sono invece in pre-permitting. E ancora, 700 MW precedentemente cancellati sono stati invece “scongelati” quest’anno. Tutte “aperte violazioni” della promessa di Xi, nota il rapporto.