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ETS europeo, da appena 30 grandi inquinatori il 50% delle emissioni (e molti non pagano)

ETS europeo
Foto di jplenio da Pixabay

Da queste 30 aziende arriva il 25% delle emissioni totali dell’UE

(Rinnovabili.it) – Più del 50% delle emissioni generate dai settori coperti dal mercato del carbonio europeo (pari a ¼ di quelle totali dell’UE) arrivano dagli impianti di proprietà di appena 30 aziende. Trenta grandi inquinatori che, in non pochi casi, non pagano nemmeno il dovuto. Lo rivela un rapporto di Carbon Market Watch che indaga i lati più lontani dai riflettori dell’ETS europeo, il sistema di scambio dei crediti di carbonio in cui sono inseriti i settori industriali a più alta intensità emissiva.

Per stilare la lista dei super-inquinatori, la no profit ha incrociato i dati – pubblici – sulle emissioni coperte dai permessi dell’ETS europeo con quelli – di ben più difficile ricostruzione – su quali compagnie detengono effettivamente gli impianti più inquinanti. I crediti di carbonio UE, infatti, sono attribuiti a dei “titolari di conti” (account holders), dai quali bisogna poi risalire alle diverse aziende a cui fanno capo. E da lì proseguire l’analisi per raggruppare le società che hanno lo stesso proprietario.

“Delle 3.515 aziende coperte dall’ETS europeo nel 2022, le prime 30 (che rappresentano meno dell’1% del totale) hanno emesso più del 50% delle emissioni totali coperte dal sistema”, entra nel dettaglio il rapporto. “Considerando che le emissioni totali di gas serra dell’UE nel 2022 ammontano a 2,73 miliardi di tonnellate e le emissioni verificate nell’ambito dell’ETS UE ammontano a 1,36 miliardi di tonnellate, ciò significa che solo 30 aziende sono responsabili della produzione di circa il 25% delle emissioni totali dell’UE per il 2022.

Acciaio e cemento i settori più “sporchi” dell’ETS europeo

Alcune di queste compagnie hanno volumi emissivi elevatissimi ma pagano le quote in tutto o in gran parte. È il caso soprattutto delle aziende del settore energetico. Ai primi due posti della classifica, ad esempio, si trovano la tedesca RWE e la polacca PGE, entrambe con asset legati al carbone. Benché beneficino di una quota di permessi gratuiti (ricevuti in default, senza doverli acquistare sul mercato del carbonio), questa quota è ben inferiore a quella che viene incamerata da compagnie di altri settori. Soprattutto cemento e acciaio.

Sono questi i due ambiti più “sporchi” dell’ETS europeo. Il primo nome nella lista di Carbon Market Watch è Arcelormittal, al 4° posto assoluto per emissioni. Il volume di CO2 generato nel 2022 sfiora i 37 milioni di tonnellate (Mt), mentre i permessi gratuiti dell’ETS che ha ricevuto coprono oltre 44 Mt. Discorso analogo per la Thyssenkrupp, che si attesta, rispettivamente, a quasi 24 Mt di CO2 emessa e oltre 22 Mt CO2 coperti da permessi gratis.

“Per essere sicuri di raggiungere i nostri obiettivi per il 2030 e il 2040 e per evitare il disastro climatico, sappiamo che le emissioni devono essere ridotte drasticamente: ma come finanzieremo questi cambiamenti? È ora di farla pagare a chi inquina, per intero”, concludono gli autori del rapporto.

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