Il ministro Cingolani promette di rivedere il sistema dei permessi dopo il fallimento delle aste nazionali e l'iter autorizzativo. Anev chiede uno stop delle gare multitecnologiche, allungando al 2030 le procedure
Per non mancare i target del PNIEC, servono urgenti modifiche alle energie rinnovabili italiane
(Rinnovabili.it) – Anche per le energie rinnovabili italiane si apre uno spiraglio di rinnovamento. Ieri in Parlamento, il Ministro alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha ben definito gli obiettivi dell’esecutivo e del suo dicastero in ambito energetico. E ha segnalato anche quelle che saranno le priorità d’azione in ambito FER.
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L’Italia si è posta degli ambiziosi obiettivi nel Piano energia clima 2030. Obiettivi che con molta probabilità potrebbero dover crescere ancora con le prossime direttive UE. Ma oggi tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di burocrazia e processi inefficienti che rischiano di rendere irrealizzabili tali target.
“È un dato di fatto che recentemente l’efficienza realizzativa di nuove iniziative (p.es. installazioni rinnovabili) sia stata pari a circa un decimo di quanto programmato”, ha spiegato Cingolani nel suo intervento alle commissioni congiunte Ambiente e Industria dei due rami del Parlamento. “Si tratta di inefficienze patologiche che non potremo permetterci in fase di realizzazione dei programmi proposti dal PNRR”.
Gli iter burocratici rimangano un fattore critico, più volte denunciato dalle associazioni di settore. Come spiega Anev, “oggi per avere un’autorizzazione di un impianto eolico nuovo ci vogliono oltre cinque anni di tempo contro i sei mesi previsti. Inoltre, i dinieghi oramai costanti delle Soprintendenze hanno portato negli ultimi nove anni a passare da 1.200 MW eolici autorizzati nel triennio 2012/2014 a 750 MW eolici nel triennio 2015/2017, con un calo del 40%, fino ai miseri 125 MW nell’ultimo triennio 2018/2020 con un calo dell’80%”.
Come risolvere la Questione? Cingolani ha preannunciato una serie di proposte e interventi normativi per rendere le procedure più spedite, da mettere a punto con il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile. E assieme al ministero della Cultura, definirà un sistema di permessi che offra procedure, tempi e soluzioni certe sull’intero territorio nazionale. Ovviamente, attenendosi “a parametri oggettivi nella valutazione dell’impatto degli impianti di energie rinnovabili, anche, per esempio, nelle aree a vocazione agricola non sottoposte a vincolo”.
L’accelerazione che si cerca di imprimere alle energie rinnovabili italiane non avverrà, però, a discapito delle comunità locali. Il ministro ha promesso di dare attenzione anche al confronto fra cittadinanza e portatori di interesse. “Andrà rafforzata la cultura della consultazione pubblica come strumento di composizione di istanze diverse, di velocizzazione degli iter procedurali e per la realizzazione dell’attività di Governo. Il Dicastero incentiverà la realizzazione di consultazioni pubbliche, secondo i principi di imparzialità, inclusione, trasparenza, tempestività”.
L’intervento di Cingolani ha toccato anche il tema delle procedure di Asta con cui oggi vengono assegnati gli incentivi ai grandi impianti. L’impianto nazionale ha dimostrato una certa fallibilità, in parte collegata anche all’incertezza degli iter autorizzativi. I quattro bandi lanciati sono ad ora si sono rivelati un flop, con offerte di progetti notevolmente inferiori ai volumi in gara. E con la partecipazione di ben pochi operatori. “Occorre rivedere il meccanismo delle aste per gli impianti di fonti rinnovabili – ha sottolineato il Ministro – ancora di recente, in Spagna la domanda relativa agli impianti eolici è stata tre volte superiore all’offerta, mentre in Italia è stata aggiudicata meno di un quarto della capacità messa a gara”.
Per Anev la strada è rinunciare alle aste multitecnologiche (eolico e fotovoltaico assieme) allungando al 2030 le procedure. “Abbattere la burocrazia e rendere coerenti obiettivi e strumenti – ha sottolineato l’associazione – sono la sfida da vincere”.