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Il Giappone alza il target delle energie rinnovabili 2030 ma con cautela

energie rinnovabili 2030
Foto di kimura2 da Pixabay

Tokyo porta al 36-38% le energie rinnovabili 2030

(Rinnovabili.it) – Le pressioni internazionali sembrano aver sortito effetto. Il Giappone ha ripreso in mano la propria strategia energetica per trasformare la “visione ideale” del precedente Piano, in un percorso – a detta del governo – “ambizioso”. Cosa cambia nei fatti? La volontà di accelerare la decarbonizzazione del settore energetico che, dopo il disastro di Fukushima, si è trovato a rimpiazzare i reattori spenti con potenza fossile. 

Secondo la bozza della nuova strategia, la nazione punterà ad un 36-38% di energie rinnovabili nel mix elettrico 2030. Una quota doppia rispetto al valore (18%) toccato nel 2020; e di 14 punti percentuali in più rispetto al precedente piano. L’avanzata delle energie rinnovabili 2030 avverrà a discapito delle fonti tradizionali. A cominciare dal carbone, per cui si prevede una riduzione al 19% del mix elettrico rispetto all’attuale 32%. Tagliato anche il target del gas naturale liquefatto (GNL) con una quota 2030 del 20%, 17 punti percentuali in meno sul dato 2020. Immutata invece il contributo nucleare che dovrebbe assestarsi intorno al 20-22%. A ciò si aggiunge la piccola quota del petrolio con un 2% nel mix.

Gli obiettivi del piano energetico seguono direttamente i nuovi tagli delle emissioni annunciati dal Giappone in occasione del vertice climatico organizzato dagli USA. Allora il premier Yoshihide Suga aveva promesso una riduzione del 46% della CO2 entro la fine di questo decennio, rispetto ai livelli del 2013.

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Un impegno rivisto al rialzo per allineare le politiche nipponiche all’Accordo sul clima di Parigi e agli sforzi delle grandi economie internazionali. “(I target energetici) si basano sul nuovo obiettivo di riduzione FY 2030-31”, ha affermato Mitsuhiro Nishida, direttore dell’ufficio strategia energetica del METI, in una conferenza stampa. “È il risultato di presupposti ambiziosi per risolvere vari problemi dal lato della domanda e dell’offerta perseguendo il risparmio energetico e dall’espansione dell’energia non fossile”.

Ma la strada per ridurre l’impronta di carbonio del comparto energetico appare tutta in salita. Attualmente il Paese può contare solo su nove reattori operativi rispetto ai 54 attivi prima del disastro nucleare. Allo stato attuale la bozza non menziona la costruzione di nuove centrali nucleari o la sostituzione di impianti.

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