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Il legame tra energia pro capite e qualità della vita non è quello che pensiamo

Energia pro capite e benessere: come sono collegati?
Foto di jplenio da Pixabay

Lo studio dell’università di Stanford sull’uso dell’energia pro capite

(Rinnovabili.it) – Per tirar fuori miliardi di persone dalla povertà non serve aumentare la produzione di energia. L’energia pro capite media di oggi, a livello globale, è sufficiente per garantire a tutti una qualità della vita dignitosa e sana: basta redistribuirla. Lo sostiene uno studio dell’università di Stanford che ha analizzato come cambiano gli indicatori di benessere e salute di 140 paesi man mano che aumenta il consumo energetico.

“Ricerche precedenti hanno mostrato relazioni positive tra le metriche della salute e della felicità e gli indici economici come il reddito e il prodotto interno lordo e tra l’uso dell’energia e lo sviluppo umano”, spiegano gli autori. Ma l’aumento indefinito dell’energia pro capite a disposizione accompagna il miglioramento della qualità della vita solo fino a un certo punto.

Energia pro capite e benessere, come sono collegati?

Lo studio individua un plateau nell’aumento di alcuni indicatori chiave, come l’aspettativa di vita, la disponibilità di cibo, la mortalità infantile e l’accesso alle cure sanitarie. E questo plateau, dove l’aumento di energia disponibile non fa migliorare la qualità della vita, arriva prima di raggiungere il valore medio di energia pro capite mondiale di oggi: 79 GJ.

Per 5 delle 9 metriche considerate nello studio, il plateau arriva addirittura tra i 10 e i 30 GJ a testa. L’unica eccezione è la qualità dell’aria, che aumenta fino a un consumo di energia pro capite di 125 GJ virtualmente in tutti i paesi esaminati (133 su 140).

“Se distribuito equamente, il consumo energetico globale medio di oggi di 79 GJ a persona potrebbe, in linea di principio, permettere a tutti sulla Terra di realizzare il 95% o più del rendimento massimo in tutte le metriche (e assumendo che non ci siano altri fattori limitanti)”, concludono gli autori.

Un risultato che si può leggere anche ribaltando il punto di vista, in ottica di riduzione dei consumi energetici. Ed è non meno interessante: “Sorprendentemente, la nostra analisi suggerisce anche che la riduzione del consumo di energia primaria a testa potrebbe in linea di principio verificarsi in molti paesi a più alto consumo di energia con poca o nessuna perdita di salute, felicità o altri risultati, riducendo la necessità di infrastrutture energetiche globali e aumentando l’equità globale”.

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