Accanto alla geotermia, la Toscana prevede fotovoltaico ed eolico
Firenze – Sostenibilità e autosufficienza energetica attraverso un mix di soluzioni e risorse: questo l’orizzonte verso il quale si muove l’impegno della Toscana sulle fonti rinnovabili. La commissione Sviluppo economico e rurale presieduta da Ilaria Bugetti (Pd) ha tenuto ieri pomeriggio, giovedì 12 maggio, un’audizione dell’assessora Monia Monni in merito alle possibili azioni per aiutare le imprese a fronteggiare l’aumento del costo energetico. C’è la “ necessità di capire il tema dell’energia in tutti i suoi aspetti, a cominciare dall’aumento dei costi di fornitura”, con l’attenzione rivolta “alle energie alternative, sulle quali in Italia siamo indietro di diversi anni, anche se in Toscana ci siamo mossi per tempo”, dice in apertura la presidente, che riserva un’attenzione particolare “alle comunità energetiche, sulla quale si concentra l’interesse di tanti Comuni e tante associazioni d’imprese”. L’obiettivo di queste sedute è quello di “assicurare il contributo concreto della commissione”, ricordando che “la nostra Regione ha saputo precorrere i tempi con la legge del 2019 sull’economia circolare. È il momento di far partire dalla Toscana qualche segnale importante e mettere in piedi un sistema per raggiungere gli obiettivi che riguardano i prossimi venti anni”, dice Ilaria Bugetti.
L’assessora tratteggia il contesto nel quale si è arrivati alla difficile situazione attuale, con i forti segnali di ripresa del 2021 smorzati all’inizio del nuovo anno dall’aumento dei costi delle forniture energetiche. “La ripartenza – spiega Monia Monni – è iniziata con forza l’anno scorso, le imprese avevano ricominciato a crescere, recuperando livelli pre-pandemia, i fatturati iniziavano ad avere un trend positivo. Alla fine dell’anno si registrava un +6,2 per cento sul Pil. A gennaio 2022, il trend rimaneva positivo e le stime per l’anno in corso erano di un +4,6 per cento. Poi, la crescita dei costi dell’energia, la tensione sulle forniture di materie prime e infine la guerra in Ucraina hanno radicalmente trasformato il quadro. Il rischio è che la crescita si dimezzi non andando oltre il +2,4, e intanto l’inflazione è balzata all’8 per cento da marzo in poi. Nel quadro attuale – spiega ancora Monni –, ciascuna impresa toscana spenderà in media 25mila euro in più alla fine dell’anno, spesa che per il manifatturiero si prevede fino a 55mila euro annui. Per il sistema economico toscano si tratta di un aggravio spaventoso: circa 8miliardi, se i prezzi resteranno inalterati tutto l’anno, ma comunque almeno 4miliardi di euro, anche nella prospettiva migliore di un ritorno ai valori del 2019”. Se i costi non tornassero a livelli più accettabili, “circa 15mila aziende e ben 117mila addetti si troverebbero in una situazione di seria vulnerabilità”. L’assessora ripercorre le misure del Governo nazionale, “che non è rimasto inattivo e ha rafforzato, con un insieme di misure finanziare in affiancamento al Pnrr, il sostegno allo sviluppo sostenibile e alla transizione ecologica”.
In questo quadro, la Toscana è orientata a percorrere la strada della “sostenibilità e autosufficienza, che può passare da mix di soluzioni e risorse. Abbiamo pensato, con il collega Marras (l’assessore regionale alle attività produttive, ndr), di istituire l’osservatorio dell’energia, per monitorare l’andamento dei costi energetici nella complessità del contesto attuale e offrire i dati necessari per disegnare politiche dedicate. Sarà uno strumento a disposizione anche del Consiglio regionale”. La prima di queste risorse, “una peculiarità della nostra Regione, non solo a livello nazionale, ma anche europeo, è la geotermia. C’è la prospettiva di raddoppiare la produzione energetica da fonti rinnovabili, passando in Toscana dai 2mila 400 megawatt attuali per arrivare almeno a 4mila 800 megawatt di potenza installata. La capacità della nostra Regione di raggiungere l’obiettivo in tempi rapidi passa da una risposta sistemica che si fondi sulla crescita di tutte le rinnovabili, ma che punti con forza sulla geotermia, per noi la più sicura”, sostiene Monni. La geotermia “rappresenta oggi il 70 per cento della nostra produzione di energia da rinnovabili e il 35 per cento dell’energia elettrica complessivamente prodotta in Toscana”. L’intenzione è quella “di confermare il sostegno alle rinnovabili, nel rigore delle procedure autorizzative, anche se non è semplice”, aggiunge Monni, che ricorda la recente autorizzazione alla piccola centrale delle Cascinelle ad Abbadia San Salvatore, alla quale si oppone il ricorso della sovrintendenza.
Accanto alla geotermia, la Toscana prevede fotovoltaico ed eolico. “Ci siamo orientati verso una ben delineata quantità di parchi eolici. L’alta producibilità permette di raggiungere contributi sostanziali alla produzione elettrica”. Ricorda la recente autorizzazione all’impianto di Monte Giogo (Vicchio e Dicomano i comuni coinvolti) “che consentirà la riduzione dell’emissione di Co2 per circa 40mila tonnellate l’anno, con sette aerogeneratori. C’è parere negativo della soprintendenza sulla strada di cantiere, e quindi l’autorizzazione è sospesa”. Poi le procedure aperte per il rilascio dell’autorizzazione agli impianti di Badia Tedalda, Pieve Santo Stefano, Fiorenzuola, Zeri e Castelnuovo Val di Cecina. “Altri progetti off-shore dei quali si parla in questo periodo non sono in fase autorizzativa”.
Quanto al fotovoltaico, “vogliamo evitare grandi concentrazioni in aree agricole e distribuire il più possibile le installazioni. Le procedure di rilascio attualmente in corso sono su Bibbiena, Grosseto, Guasticce, Piombino, Sinalunga, Livorno e Manciano (su quest’ultima c’è parere contrario della Regione). “La richiesta sta aumentando in modo esponenziale, basti ricordare che dal 2017 al 2021, la Regione ha rilasciato solo 4 autorizzazioni – spiega Monni –, di qui l’urgenza di individuare le aree idonee, attraverso le linee guida del Governo, che stiamo aspettando”. In generale, osserva Monia Monni, “il principio di conservazione del paesaggio oggi deve essere innovato, se non vogliamo che i cambiamenti climatici ci stravolgano l’ambiente in maniera irreversibile. Gli obiettivi di decarbonizzazione vanno raggiunti: abbiamo gli strumenti e l’intelligenza per riuscirci”.
C’è poi lo strumento “che riteniamo essenziale per una transizione giusta e diffusa sul territorio, è quello delle comunità energetiche: si tratta di uno strumento che aiuta a introdurre un cambiamento di natura culturale. Vogliamo favorirne la diffusione, con il consumatore che diventa anche co-produttore, e la conseguente responsabilizzazione delle comunità”.
Per quanto riguarda la fonte idroelettrica, “c’è il tema delle concessioni, si è discusso della proroga fino a pochi giorni fa, ma la linea del governo è quella di non derogare, né prorogare. Ci mettiamo subito al lavoro, si tratta di una fonte molto importante, in quanto rinnovabile e programmabile, sebbene non pesi per noi quanto la geotermia”. Sull’idroelettrico, la presidente Bugetti fa riferimento a un atto della Giunta “con un addendum per la disciplina dei piccoli impianti, che messi tutti insieme sono sicuramente strategici e da tenere in conto. Si tratta di interventi che esistono già da tempo e possono essere coniugati con l’ambiente”.
La relazione di Monia Monni ha aperto un ampio dibattito in commissione, con interventi e domande sia da parte della maggioranza (i consiglieri del Partito democratico Mario Puppa, Andrea Pieroni, Anna Paris) che dei consiglieri d’opposizione (Elena Meini, Lega, Irene Galletti, Movimento 5 stelle e Vittorio Fantozzi, Fratelli d’Italia). L’obiettivo finale, come ha spiegato la presidente Ilaria Bugetti, è quello di arrivare ad un atto d’indirizzo della commissione che faccia sintesi delle tante mozioni già presentate dai gruppi consiliari, nel quadro di un impegno politico verso la transizione ecologica e la salvaguardia del territorio e dell’ambiente. La presidente pensa anche “ad una iniziativa specifica sulle comunità energetiche per arrivare a una proposta definita, coinvolgendo anche le associazioni di categoria”.