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La strategia emissioni nette zero di Londra finisce di fronte al giudice

Emissioni nette zero: due ong ambientaliste portano Londra in tribunale
crediti: Number 10 via Flickr CC BY-NC-ND 2.0

Il governo ha pubblicato la strategia emissioni nette zero lo scorso ottobre

(Rinnovabili.it) – Gli annunci inconcludenti portano Boris Johnson in tribunale. Ad aprile, il premier britannico aveva alzato gli obiettivi climatici del paese. Poi in ottobre, a 10 giorni dall’inizio della COP26 di cui Londra aveva la presidenza di turno, Downing Street aveva pubblicato la strategia nazionale verso emissioni nette zero. Tante parole ma ben poca sostanza, accusano ClientEarth e Friends of the Earth, due ong ambientaliste.

La strategia verso emissioni nette zero contiene misure vaghe ma nessun provvedimento concreto che possa portare verso gli obiettivi. E per questo il governo di Sua Maestà deve essere condannato dalla giustizia, argomentano le due ong. ClientEarth porta avanti anche una seconda accusa che riguarda lo sforamento del carbon budget: contravverrebbe i diritti umani per l’impatto sul diritto alla vita delle nuove generazioni.

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Secondo una valutazione presentata in tribunale insieme all’atto di accusa, la strategia verso emissioni zero è talmente zoppicante che nel 2035 porterebbe a un volume di emissioni doppio rispetto a quello messo in conto nel documento, oltre a sforare gli obiettivi del 2025 e del 2030.

Se con il provvedimento di primavera, Johnson aveva promesso un taglio delle emissioni del 78% nel 2035. La strategia per emissioni nette zero includeva delle promesse ulteriori, come il bando delle auto a combustione entro fine decennio e il phase out delle caldaie a gas 5 anni più tardi. Ma i due provvedimenti non si parlano: il piano verso net-zero non fissa target di taglio delle emissioni per i vari settori. Cosa ancor più grave per ClientEarth e Friends of the Earth, fa affidamento su tecnologie ancora acerbe come la cattura diretta dall’aria di CO2 e i combustibili a zero emissioni per l’aviazione.

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“Crediamo che queste mancanze significhino che il governo britannico ha violato i suoi doveri legali secondo la legge sul cambiamento climatico del 2008”, spiega in una nota ClientEarth. Con questo approccio c’è il rischio che il Regno Unito “debba introdurre misure più drastiche in futuro” e si getta “il peso sulle generazioni future, con un impatto sproporzionato sui diritti dei giovani alla vita e alla famiglia e alla vita privata secondo la Convenzione europea dei diritti umani”.

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