Il nuovo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia guidata da Fatih Birol fissa tempistiche e obiettivi per raggiungere la neutralità di carbonio entro metà secolo. Già nel 2021 stop a nuovi progetti di carbone, petrolio e gas. Punto debole: metà del taglio delle emissioni dei prossimi 30 anni dovrebbe arrivare da tecnologie oggi ancora inesistenti sul mercato
La finestra di opportunità per raggiungere emissioni nette zero si sta chiudendo
(Rinnovabili.it) – Serve un cambiamento radicale. E serve adesso, non nei prossimi anni. Lo stop al carbone, al petrolio e al gas deve avvenire nel 2021: nessun nuovo investimento né progetto estrattivo deve vedere la luce oltre a quelli già in cantiere oggi. Perché la strada che può portare il mondo verso emissioni nette zero entro la metà del secolo è molto stretta e la finestra di opportunità si sta chiudendo. Lo sostiene l’IEA nel rapporto “Net Zero By 2050” pubblicato oggi.
Il settore energetico verso emissioni nette zero
L’Agenzia internazionale per l’energia mette dei paletti molto chiari. La neutralità di carbonio richiede una riduzione corposissima nella produzione di tutti i combustibili fossili. Il settore energetico può, nell’arco di 30 anni, diventare a emissioni nette zero, ma questo “richiede una trasformazione senza precedenti del modo in cui l’energia viene prodotta, trasportata e utilizzata a livello globale”.
Il rapporto dell’IEA fa un’analisi a 360 gradi e fissa una tabella di marcia per ogni fonte energetica. Con i paesi a economia più sviluppata che raggiungeranno gli obiettivi prima di quelli in via di sviluppo. Il primo addio è quello al carbone. L’orizzonte della generazione di elettricità da carbone si ferma al 2030 per i paesi più prosperi e non va oltre il 2040 anche per gli altri Stati. Entro la stessa data, l’agenzia diretta da Fatih Birol ritiene necessario il phase out di tutte le centrali che utilizzano petrolio.
Insomma, le fossili si rimpiccioliscono molto nel mix energetico globale. Nello scenario che ci porta verso la neutralità di carbonio al 2050, il loro consumo dovrebbe calare fino a fornire non più del 20% del fabbisogno. Se dalla generazione elettrica spariscono, restano invece petrolio e gas nella produzione di plastica, cemento e acciaio. Ma in impianti dotati di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS).
In effetti, l’IEA prevede che le tecnologie CCS dovranno diffondersi rapidamente e su scala abbastanza vasta nel decennio 2030-2040. Serve dunque un cambio di passo notevole rispetto alla velocità di penetrazione nei mercati attuale. E non è tutto. Il rapporto si basa sull’assunto che circa la metà delle riduzioni di emissioni da raggiungere entro il 2050 arriverà da tecnologie che oggi sono ancora in fase pilota o di dimostrazione. Una posizione che molti osservatori ritengono eccessivamente ottimistica, e che di recente ha attirato molte critiche anche sul presidente americano Biden.
Nel complesso, l’IEA ritiene che la domanda di petrolio nel 2050 scenderà del 75% e quella di gas del 55% rispetto ai livelli del 2020. Ma più in generale è la domanda globale di energia a scendere (le stime dicono -8%), con un consumo pro capite in picchiata visto che ci saranno 2 miliardi di persone in più di oggi.
Inoltre, lo scenario preparato dall’IEA prevede che i veicoli con motori a combustione interna siano messi al bando non oltre il 2035. Quanto alle rinnovabili, entro il 2050 forniranno due terzi dell’energia totale e quasi il 90% della generazione di elettricità. Eolico e solare faranno la parte del leone contando per circa il 70% del mix elettrico globale a metà secolo. La parte restante sarà fornita da bioenergia, geotermico e idroelettrico.