Bruxelles vuole regolare un mercato che si ritaglierà sempre più spazio nella corsa alla neutralità climatica. A fine anno atteso un policy paper, sarà tradotto in proposta dettagliata nel 2022
Nel 2022 la Commissione presenterà una proposta di certificazione per le emissioni negative
(Rinnovabili.it) – Per farsi riconoscere le emissioni negative servirà un certificato di livello europeo. È il progetto in cantiere a Bruxelles per regolare un mercato – quello della rimozione di CO2 dall’atmosfera – che conquisterà sempre più spazio e importanza nella rincorsa alla neutralità climatica. Lo si apprende da una lettera che Ursula von der Leyen ha indirizzato all’Europarlamento in parallelo al suo discorso sullo stato dell’Unione di ieri, 15 settembre.
Questi i passi verso l’adozione di un quadro comune per gestire le emissioni negative a livello comunitario. Entro la fine dell’anno, la Commissione pubblicherà un documento di indirizzo politico sulla gestione sostenibile del ciclo del carbonio. Nel 2022 l’esecutivo lo tradurrà in una proposta più concreta, una prima bozza del certificato per le negative emissions che dovrebbe riguardare agricoltura e aree forestali, ma anche altre possibili “fonti”.
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La rimozione del carbonio entra così a pieno titolo tra i pilastri del Green Deal, anche se non per la porta principale. Una “coda” della politica climatica europea, ma tutt’altro che secondaria rispetto all’asse principale del taglio delle emissioni di gas serra, che la politica non ha molta voglia di sbandierare.
Il motivo è presto detto: se servono le emissioni negative è perché abbattere la produzione di CO2 non basta (e quindi siamo già in ritardo), oppure perché non si vuole andare troppo veloce. Ammettere che la rimozione di carbonio è necessaria significa anche dire che non si è fatto abbastanza. Una calamita per critiche di ogni matrice a cui nessun politico vuole essere accostato.
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C’è poi un altro aspetto, non meno controverso. Affidarsi alle emissioni negative rischia di rallentare l’azione climatica. Già oggi le soluzioni nature-based (le compensazioni di carbonio tramite foreste, ad esempio) sono abusate. Bloomberg calcolava che le emissioni attuali che derivano dai soli combustibili fossili, ad esempio, sono 10 volte maggiori del volume di carbonio che può essere stoccato ogni anno con l’impiego di metodi di gestione sostenibile del territorio.