Obiettivi non quantificati, quadri legislativi carenti, attenzione rivolta più al settore energetico che alle massime fonti di CH4 (agricoltura e rifiuti): le lacune nelle politiche sul metano dei 15 maggiori inquinatori mondiali dopo Cina e Stati Uniti
Analisi comparata di quasi 300 leggi sulle emissioni di metano
Alla fine dell’anno scorso, l’Agenzia internazionale dell’energia avvertiva: sono necessari tagli “immediati” alle emissioni di metano o sforeremo la soglia di 1,5°C. Ma i principali paesi responsabili delle emissioni di questo gas serra, che ha un potere climalterante oltre 80 volte superiore a quello della CO2, non hanno politiche adeguate per abbatterle.
“Esistono significative lacune di ambizione e implementazione tra i principali emettitori. Sebbene la maggior parte dei paesi si sia impegnata a ridurre le emissioni di metano, pochi hanno tradotto questi impegni in piani nazionali concreti e successive misure di implementazione”, sostiene un rapporto curato dal Center for Global Sustainability (CGS).
Lo studio passa al vaglio le politiche per ridurre le emissioni di metano – 276 tra strategie, regolamenti e leggi – dei 15 maggiori inquinatori al mondo, oltre a Cina e Stati Uniti. Insieme, queste nazioni sono responsabili del 39% delle emissioni globali di CH4. Sullo sfondo resta il Global Methane Pledge, l’accordo per ridurre le emissioni globali di metano del 30% rispetto ai livelli del 2020 entro il 2030 a cui aderiscono oltre 150 paesi.
Quali sono i problemi principali? Secondo il centro di ricerca, non sempre le politiche si concentrano sugli ambiti dove avviene la maggior generazione di emissioni di metano. In particolare, i legislatori mettono nel mirino quasi esclusivamente il settore energetico. Tralasciando agricoltura e rifiuti. Eppure, l’energia rappresenta appena il 29% delle emissioni totali di CH4 dei 15 paesi. Agricoltura e allevamento, da soli, pesano per il 47% dei gas serra. Ma a questi ambiti sono dedicate appena il 19% delle leggi.
Altri elementi di spicco che emergono dall’analisi comparativa condotta dal CGS. Primo, un uso limitato degli strumenti economici (ad esempio, forme di incentivazione) per ridurre le emissioni di metano. Questa scelta è fatta propria solo da 7 paesi su 15. Secondo, la mancanza di obiettivi quantificati per le riduzioni a livello nazionale. Spesso il -30% della Pledge è l’unico numero sul tavolo.
Leggi anche IEA: tagli “immediati” alle emissioni di CH4 dalle fossili o sforeremo 1,5°C