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Emissioni fantasma dal golfo del Messico: l’oil&gas inquina 2 volte più di quanto dichiara

Uno studio condotto dall’University of Michigan confronta i dati presenti negli inventari nazionali con quelli raccolti per via aerea nei pressi delle piattaforme offshore. Sono soprattutto quelle più vecchie e vicine alla costa che rilasciano più CO2 e CH4

Piattaforme petrolifere offshore
Credits: PICHIT BOONHUAD da 123rf.com

La ricerca che ha messo a nudo le emissioni fantasma è apparsa su Pnas

(Rinnovabili.it) – Le piattaforme offshore per l’estrazione di greggio nel golfo del Messico inquinano il doppio di quanto dichiarano ufficialmente. Lo rivela uno studio basato su misurazioni reali dell’anidride carbonica e del metano nei pressi delle installazioni, il primo a quantificare con precisione le emissioni fantasma e a individuare i responsabili.

I dati reali delle emissioni fantasma

Per raccogliere questi dati, i ricercatori hanno effettuato rilevazioni aeree nei pressi delle piattaforme e le hanno confrontate con i dati su CO2 e CH4 riportati negli inventari nazionali. Non tutti i siti deviano dai volumi di gas serra dichiarati. I principali responsabili di emissioni fantasma sono i grandi complessi multipiattaforma più datati e vicini alla costa, che raccolgono petrolio e gas da piccole piattaforme di produzione. I campionamenti effettuati dai ricercatori hanno dimostrato che sono loro a emettere più metano del previsto, a causa del ricorso al venting e dei leak da serbatoi e altre attrezzature.

I risultati dello studio, apparso su Proceedings of the National Academy of Sciences, sono importanti per l’approvazione di nuove infrastrutture fossili nell’area. Infatti, l’ok a nuove piattaforme offshore è vincolato a una valutazione di impatto ambientale, che potrebbe prendere in considerazione i nuovi dati. Finora, infatti, il criterio di base è l’intensità di carbonio, ma l’assessment spesso fa affidamento su dati vecchi e parziali, tanto che non di rado il metano non viene neppure preso in considerazione.

“Abbiamo presentato l’impatto climatico della produzione di petrolio e gas come intensità di carbonio basata sull’osservazione”, spiega Alan Gorchov Negron, ricercatore dell’University of Michigan e primo autore dello studio. “Questa metrica riflette un’istantanea degli impatti climatici in tempo reale e offre un modo semplice per integrare il crescente numero di indagini sul campo delle emissioni derivanti dalla produzione di combustibili fossili in una metrica coerente”.

Nei giorni scorsi, l’amministrazione Biden ha messo all’asta nuovi permessi per lo sfruttamento di gas e petrolio su terreni (e fondali) federali, contrariamente alle sue promesse in campagna elettorale. L’area aperta alle trivelle è proprio nel golfo del Messico e ricopre una superficie di quasi 6.500 km2, circa metà della Campania.