Circa metà del riscaldamento globale cumulato finora dal 1850 deriva dalle emissioni di metano
(Rinnovabili.it) – Limiti a flaring e venting di gas fossile. Obbligo di riparare in tempi rapidi i gasdotti che perdono. Monitoraggio sistematico e costante delle emissioni di metano obbligatorio per le aziende. Sono i tre pilastri su cui si regge il rafforzamento del Global Methane Pledge, il patto globale contro il CH4 lanciato nel settembre del 2021 da Unione Europea e Stati Uniti. Un rafforzamento che sarà annunciato a breve alla COP27 di Sharm el-Sheikh e mira a creare un club di paesi più virtuosi tra i circa 120 che hanno aderito alla Pledge nell’ultimo anno.
Il taglio delle emissioni di metano è uno dei dossier su cui la comunità internazionale si deve concentrare durante questo decennio con azioni tempestive e a breve termine se si intende tenere aperta la possibilità di raggiungere il target degli 1,5°C. Il metano, infatti, è un gas con un potere climalterante 82,5 volte superiore a quello della CO2 nei primi 20 anni in cui permane in atmosfera. Ed è ritenuto responsabile dall’IPCC di circa metà (0,5°C) del riscaldamento globale cumulato dall’inizio dell’età industriale a oggi.
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L’idea dietro i nuovi criteri sulle emissioni di metano studiata da Bruxelles e Washington è di mettere un altro tassello verso standard globali. Di veramente nuovo, nelle misure che rafforzeranno la Global Methane Pledge, c’è ben poco. Anzi, sono tutte già contenute nella strategia Ue sul metano. Quello che si cerca di fare sfruttando il palcoscenico della COP27 è di spingere altri grandi emettitori ad adeguarsi agli standard europei, in gran parte condivisi anche dagli Usa. Anche se su entrambe le sponde dell’Atlantico, si tratta per ora solo di misure annunciate e non attuate.
Resta ancora da vedere quanti paesi aderiranno a questa versione più stringente del Global Methane Pledge. Da fonti americane ed europee ci sarebbero “alcuni” grandi emettitori pronti a entrare nella lista. Sempre durante la COP27 sono poi attesi i nuovi impegni di circa 40 paesi che l’anno scorso hanno deciso di aderire alla Pledge.
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