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La COP27 batte un colpo (debole) sulle emissioni di metano

Emissioni di metano: 40 paesi annunceranno nuovi target alla COP27
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Le emissioni di metano sono responsabili di circa 1/3 del riscaldamento globale cumulato finora

(Rinnovabili.it) – Anche se le aspettative generali sono basse e sarà difficile vedere dei passi in avanti sostanziosi sui dossier più caldi, la COP27 di Sharm el-Sheikh sarà comunque il palcoscenico per alcuni annunci settoriali. Quello con l’impatto maggiore sulla traiettoria emissiva globale, probabilmente, riguarda le emissioni di metano. Al summit in Egitto, infatti, 40 paesi tra i quasi 120 che aderiscono alla Global Methane Pledge presenteranno nuovi impegni e iniziative per tagliare le loro emissioni di CH4. Lo ha annunciato ieri a Reuters un funzionario statunitense.

Quale sarà la portata esatta dei nuovi target resta ancora da vedere. Ma ci sono motivi per non coltivare troppo ottimismo. Uno di questi è che i maggiori produttori di emissioni di metano al mondo, cioè Cina e India, non hanno aderito all’iniziativa lanciata l’anno scorso da Europa e Stati Uniti che mira a tagliare il metano del 30% entro il 2030. E visto il periodo burrascoso nei rapporti tra Washington e Pechino è difficile pensare che ci sarà una vera svolta su questo punto.

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In cosa consisteranno gli annunci? I 40 paesi presenteranno nuovi piani con le normative, gli standard e gli investimenti per la riduzione del metano. I documenti spiegheranno come queste strategie vanno d’accordo con i target di Parigi, ha spiegato il funzionario statunitense. In teoria, quindi, dovremmo vedere dei piani coerenti con un contenimento del riscaldamento globale a 1,5°C e azioni concrete da mettere in campo subito.

Il metano, infatti, è un gas climalterante con un potere 82,5 volte superiore alla CO2 nei primi 20 anni in cui resta in atmosfera. Ridurne subito le emissioni è considerato vitale per evitare gli scenari emissivi in cui lo sforamento della soglia di 1,5 gradi è eccessivo.

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Le tre principali fonti di metano antropico sono l’estrazione di fonti fossili, tra leak delle pipeline e pratiche di flaring e venting, seguita dalla fermentazione enterica dei bovini (quindi gli allevamenti) e dalla gestione dei rifiuti.

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