Rinnovabili • Flaring di gas: emette 5 volte più metano del previsto Rinnovabili • Flaring di gas: emette 5 volte più metano del previsto

Come evitare 100 Mt di emissioni di metano in appena 1 anno

Un rapporto di Rystad Energy individua circa 100 siti estrattivi di petrolio e gas, principalmente distribuiti tra Medio Oriente, Africa e Asia. Da qui hanno origine 100 milioni di emissioni di metano l’anno tra perdite e venting. Affrontare questo segmento dell’upstream è la singola azione che porta più benefici per il clima

Flaring di gas: emette 5 volte più metano del previsto
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Le emissioni di metano sono responsabili di circa 1/3 del riscaldamento globale antropico

(Rinnovabili.it) – Mettere il tappo a una manciata di siti che producono meno dell’1% del petrolio e del gas a livello mondiale permetterebbe di abbattere 100 milioni di tonnellate di emissioni di metano in appena 1 anno. Lo ha calcolato un rapporto di Rystad Energy che si basa sia su rilevazioni satellitari sia su monitoraggi dei livelli emissivi on site.

Dalla mappa globale delle emissioni di metano generate lungo l’intera value chain del petrolio e del gas indica che i vantaggi maggiori in termini di emissioni abbattute si può ottenere nel segmento upstream, in particolare agendo sulle attività onshore di tipo convenzionale.

“Più della metà delle emissioni globali di metano di petrolio e gas upstream derivano da grandi eventi di venting e perdite, mentre la parte rimanente è attribuita a fonti di flaring, emissioni fuggitive dalle apparecchiature e piccoli eventi di venting”, dettaglia il rapporto.

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A livello geografico, il Medio Oriente e il Nord America insieme rappresentano quasi la metà delle emissioni mondiali di metano derivanti dalle attività upstream, seguiti da Asia, Russia e Africa. Ma per ottenere i massimi risultati con il minimo sforzo, basterebbe limitare le perdite in circa 100 pozzi di gas e petrolio principalmente distribuiti tra Medio Oriente, Africa e Asia.

“La riduzione delle emissioni di metano è generalmente un obiettivo più a portata di mano rispetto alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, e quindi presenta il potenziale più promettente per il settore energetico nel breve e medio termine, a condizione che le emissioni vengano rilevate”, afferma Magnus Kjemphol Lohne di Rystad Energy. “La tendenza negli ultimi due anni è stata positiva poiché sempre più operatori implementano apparecchiature di monitoraggio del metano in loco e utilizzano altre tecnologie di misurazione come l’aviazione e i satelliti – ma anche così, la maggior parte dei dati riportati si basa ancora su semplici fattori di emissione per strutture e attrezzature situato sul posto”.

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