Lo studio dell’università di Manchester sulle emissioni delle navi
(Rinnovabili.it) – Per fare la sua parte sul clima, il settore navale deve tagliare le emissioni del 30% entro il 2030 e puntare alla neutralità di carbonio per la metà del secolo. Traiettoria ben diversa da quella – molto meno ripida e ambiziosa – approvata a luglio dall’Imo, l’Organizzazione marittima internazionale. Le emissioni delle navi, nel piano dell’agenzia Onu, caleranno solo dell’1,5% annuo e non prima del 2030.
Piano che è stato criticato duramente da molti osservatori, dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres a ong come Transport & Environment. Quest’ultima calcolava che la riduzione avrebbe dovuto avere ben altro ritmo: -7% l’anno. Un nuovo studio ritorna sulla questione con un approccio diverso, che fa perno sul budget di carbonio.
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Le emissioni delle navi costituiscono tra il 2,5 e il 3% delle emissioni di gas serra a livello mondiale. In termini assoluti si tratta di circa 800 MtCO2 l’anno: se fosse un paese, il comparto marittimo inquinerebbe più o meno come la Germania o il Giappone. Per calcolare la traiettoria di riduzione delle emissioni delle navi, i ricercatori dell’università di Manchester hanno stimato la quota di budget di carbonio che il comparto ha a disposizione in base ai suoi volumi emissivi e hanno delineato alcuni scenari possibili.
Bocciato, e senza appello, il percorso indicato dall’Imo: nel 2030 emetterebbe ancora il doppio di quanto dovrebbe. Gli altri scenari cambiano in base a quando inizia la riduzione più corposa. Attendere fino al 2030 prima di fare dei tagli – più o meno la strada che sta percorrendo l’Imo – richiede una riduzione davvero drastica a partire dal prossimo decennio: -15% l’anno. Praticamente impossibile, se si considera che l’anno scorso, con tutti i lockdown globali, le emissioni delle navi sono scese soltanto del 7%.
Per avere una traiettoria realistica, lo studio conclude che i tagli devono iniziare subito e raggiungere il -34% nel 2030 rispetto ai livelli del 2008. (lm)
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